Livio Benetti: cenni biografici

Livio Benetti nasce a Trento nel 1915.
Il padre Gustavo , noto cesellatore trentino, riesce a trasmettere al figlio oltre che la sua passione per l'arte e la letteratura anche quella per le scienze, per la natura e soprattutto per la montagna. Dalla primissima giovinezza emerge una sua chiara predisposizione per il disegno. Nella adolescenza la sua preparazione scolastica inizia alle Scuole Industriali di Trento dove è portato alla familiarità con le attività pratico-manuali: falegnameria, plastica ecc.
Proprio a "plastica" si verifica l' incontro decisivo per la sua carriera artistica.
Insegnava plastica infatti lo scultore Stefano Zuech, importante artista formatosi alla Accademia di Vienna, grande amico del pittore Moggioli.
Con grandi capacità didattiche, lo introduce al mestiere e all'arte dello scultore. Notevole importanza per la sua preparazione e per lo studio del colore ha anche il pittore Camillo Bernardi che insegna nella stessa scuola.
A conclusione di quegli studi si diploma "fabbro" presentando agli esami di licenza un piatto in ferro sbalzato.
Con una borsa di studio inizia gli studi presso il Liceo Artistico di Firenze dove, per necessità economiche cerca di ridurre al minimo il corso degli studi e riesce così ad arrivare, in soli due anni al conseguimento della maturità artistica.
L' incontro con la città di Firenze e i suoi monumenti risulta determinante per la sua vita artistica.
Studia pittura e affresco con artisti di grande personalità come Crepet, Spinelli, Chini. Non dimentica però la sua preferita, la scultura, con insegnanti come Pozzi e Rivalta. Ammira e studia i grandi scultori del Rinascimento fiorentino. Conseguita nel 1933 la maturità artistica viene ammesso subito dopo all' Accademia nel corso di scultura. Qui insegnano Graziosi e Griselli.
Ammira le mostre di Viani, Conti, Martini. Ascolta e conosce in quegli anni grandi personaggi dell' ambiente culturale fiorentino come Papini e La Pira.
A causa di difficoltà economiche, per mantenersi agli studi, inizia ad insegnare disegno a Trento e aiutato dagli amici trentini, si iscrive poi al secondo anno di Accademia a Venezia.
La sua formazione culturale si forgia in questi anni all' interno delle associazioni studentesche cattoliche trentine.
A Venezia scopre la pittura nella sua essenza coloristica e conosce amici che lo avviano alla conoscenza della cultura e dell' arte francese di quel tempo.
Nel 1937 vince la cattedra di disegno e sceglie la sede di Sondrio presso l' Istituto Magistrale.
Da allora inizia la sua cinquantennale permanenza in Valtellina.
Nello stesso anno partecipa al concorso per il Pensionato Nazionale di Scultura dove viene scelto nella terna finale.
Nel 1940 si sposa con Pia Torneri , anche lei trentina, e si trasferisce definitivamente a Sondrio.
Qui sceglie quasi subito l' "eremo" in cui vivrà con la famiglia i suoi cinquant' anni sondriesi : una casa in affitto, dove ricava anche lo studio in una vecchio deposito, in località Masegra, ai piedi dell' omonimo castello che domina Sondrio.
"La Masegra" diventa il suo "rifugio" e il luogo a cui rimane legato tutta la vita : molti dei suoi quadri sono dipinti qui "en pein air".
Dal 1941 al 1955 tiene numerose mostre personali e partecipa ad alcune collettive prevalentemente a Sondrio e a Trento.
Negli stessi anni assume importanti incarichi politici e amministrativi in Valtellina.
Dal 1952, oltre ad eseguire molte sculture e pitture per privati, viene incaricato di numerose opere pubbliche, alcune di notevole importanza, soprattutto in provincia di Sondrio : la fontana con il rilievo in bronzo della Previdenza al palazzo INAIL a Sondrio (1953-54), i mosaici in piazza Garibaldi a Sondrio (1956), l' altorilievo in bronzo in via V. Veneto a Sondrio con "Il lavoro in Valtellina" (1959), il busto in bronzo di Ezio Vanoni ai giardini Sassi di Sondrio (1964), l' altorilievo in bronzo di A. De Gasperi (1964) presso la sede del giornale "L'Adige" di Trento, il rilievo in bronzo "Il lavoro nelle cave" sulla facciata della Banca Popolare di Sondrio a Lecco (1965), il monumento "Alla Resistenza" in piazza Campello a Sondrio (1968), il monumento ai Caduti di Sondalo (1972-73), il mosaico sulla facciata del comune di Ardenno (1973), il gruppo in bronzo "La Famiglia" all' esterno dell' ospedale di Tirano (1977), l' altorilievo in bronzo con S. Martino sulla facciata della Banca Popolare in piazza Cavour a Tirano (1978), il monumento ai caduti di Aprica (1983).
Dal 1956 al 1960 partecipa da protagonista ad una interessante iniziativa editoriale dell'allora Banca Piccolo Credito Valtellinese: dirige ed illustra con numerosi disegni a china cinque volumi sui cinque principali centri della provincia di Sondrio.
Partecipa sempre molto attivamente alla vita politica, sociale, e culturale della Valtellina assumendo importanti incarichi : assessore alla pubblica istruzione e vicesindaco di Sondrio, preside dell'Istituto Magistrale , presidente dell' Ente Prov. per il Turismo.
Dal 1973 al 1987 apre una mostra personale permanente a Sondrio in via Battisti a Sondrio che diventa un importante punto di riferimento per il mondo della cultura e per i giovani artisti locali.
Nasce un solido rapporto di amicizia e di reciproca stima con lo scultore Mario Negri.
Sperimenta, assieme al pittore Elio Pelizzatti, la tecnica dell' acquaforte, una delle poche da lui non ancora conosciute.
Muore improvvisamente, nella sua casa in Masegra, il 10 gennaio 1987.
Nel 1997, in occasione del decennale della morte, la Provincia di Sondrio, il Credito Valtellinese ed il Comune di Sondrio, in collaborazione con i familiari dell' artista, organizzano una grande mostra con tre sezioni tematiche e due sezioni documentarie tendente a proporre una selezione significativa di opere di scultura e pittura eseguite nell' arco più che cinquantennale della sua produzione artistica e e si dà inizio al lavoro di catalogazione.

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