Un pittore trentino fra l'Adige e l'Adda
"Livio Benetti: un artista trentino in Valtellina"
di Franco de Battaglia
E' il titolo di una splendida monografia dedicata a questo artista cresciuto fra l'Adige e l'Adda, capace di impersonificare quanto di meglio la tradizione alpina ha saputo esprimere nel campo dell'arte e nello stesso tempo deciso ad aprirsi al nuovo, all'impegno civile, a quello che nella vita dell'uomo di montagna è mutato.
Il libro è stato presentato nel corso di un dibattito al centro Rosmini alcune settimane fa, ma il suo valore va al di là di un incontro d'occasione. Le tavole infatti, i disegni, le sculture di questo pittore versatile, figlio d'arte e quindi sempre al fondo artigiano, diventano punto di riferimento per quanti vogliano indagare la maturazione di un uomo che ha saputo esprimersi attraverso le immagini della "piccola patria" della montagna, senza per questo mai diventare "provinciale". Livio Benetti è nato nel 1915 a Trento. Ha studiato con Stefano Zuech prima, alle Belle Arti di Venezia poi.
Il suo vero maestro però fu suo padre, Gustavo, artista illustre nel campo dello sbalzo e del cesello in rame. Aveva una bottega che non era solo luogo di lavoro, ma fucina di amicizie: vi sostava Camillo Bernardi, vi passava Ezio Mosna, con lui tutta la Trento che negli anni del primo dopoguerra coltivava amor di patria e passione per i monti.
Fu questo il clima culturale in cui Livio Benetti crebbe, fu grazie a queste occasioni di amicizia che seppe sempre guardare alla montagna con occhi freschi, privi di retorica e pieni di verità.
Dai suoi quadri emerge così un paesaggio alpino non oleografico e nemmeno intimistico, mai di maniera, non "turistico ": è invece l'ambiente dove l'uomo vive e lavora dove la natura gioca con i suoi colori. Ecco, i colori di Benetti costituiranno una scoperta per molti, così come la sua stupenda abilità nel disegnare, confermata nella monografia, da una serie di nudi di grande intensità e di grande dolcezza.
Dopo la guerra Benetti dal Trentino si trasferisce come insegnante di disegno a Sondrio e qui inizia la sua "seconda vita". Scopre la Valtellina così simile al Trentino per la rigorosa vita dell'alpe, ma anche così diversa per la sua apertura alla luminosità lombarda per una maggiore cordialità di cielo.
L'incontro è fortunato e la pittura di Benetti acquista forza crescente, profondità di luce, schiettezza di comunicativa, fino ai lavori di questi ultimi anni che sono a nostro avviso i piu intensi.
Benetti parlando al pubblico e agli amici del Rosmini, ha ricordato con simpatia e amore gli anni della sua giovinezza trentina, ma ha sottolineato anche la profondità dell'esperienza valtellinese. Ha dato cosi' la testimonianza preziosa di un artista che ha saputo compiere una sintesi di creatività fra le sue " radici " e le aperture, i suggerimenti, le libertà che vengono dall'incontro con dimensioni e arie nuove.
La monografia su Livio Benetti, curata dal figlio Franco, e stampata con raffinatezza dalla Lito Mevio Washington e Figlio di Sondrio diventa un'opera fondamentale per conoscere non solo un pittore, ma tutto un capitolo dell'arte trentina: un ponte fra l'irredentismo e i futuri traguardi della pittura.


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