La fontana di Benetti
Nel 1997 è prevista una mostra retrospettiva dell'artista. A Sondrio si può ammirare una delle sue pregevoli opere.
di Marina Bordoni
La scultura in bronzo sulla fontana all'angolo della Via XXV Aprile a Sondrio non dovrebbe passare inosservata.
L'opera è di Livio Benetti che la eseguì nel '54. Pittore e scultore trentino, visse a Sondrio per circa 45 anni. Figlio d'arte, crebbe in un clima culturale, tra bottega e incontri con artisti trentini e lombardi.
Gli studi presso il Liceo Artistico di Firenze e l'Accademia completarono la sua formazione.
Tenne la sua prima personale a Sondrio, città che gli rimase nell'anima tutta la vita, nonostante il suo inquieto peregrinare dalla Valtellina alla Valle dell'Adige.
fu disegnatore, pittore e scultore.
A Sondrio e provincia sono collocate le sue grandi sculture. Furono allestite mostre anche in Germania e in Trentino dove la sua sensibilità lirica e poetica è tuttora evocata.
Le sue tempere, i nevosi paesaggi di Livigno, sembrano calarti in un clima fantasioso come di memorie e di desideri.
A volte, il suo tratto diventa specchio di una visione interiore.
La sua grande vena d'arte, con spiccato senso realistico, traspare anche dai disegni, come l'interno della Madonna di Tirano e del San Lorenzo a Chiavenna, eseguiti a penna nel '56-57. Ciò che interessava all'artista era l'impulso emotivo che è dentro le sue opere, come poetica della sua ispirazione.
Privilegiava i temi quotidiani, le nature morte e i suoi amati paesaggi valtellinesi. Un luogo di ispirazione era certamente il suo studio "alla Masegra", località pittoresca su una piccola altura, dove il pittore lavorò per molti anni e dove riceveva gli amici.
Luigi Bracchi e Mario Negri, due grandi artisti valtellinesi, ebbero rapporti culturali con frequenti scambi di vedute con Livio Benetti. Moderno nella forma e fuori dagli schemi, con un'ispirazione nobile, a volte mistica, egli ha infuso nelle sua scultura un alito di vita. Le sue mani smaltivano questa sua creatività con una poetica testimoniata dalle opere, dai temi del lavoro alle battaglie di libertà.
Durante il prossimo anno verrà allestita una mostra antologica. Sarà un incontro per ricordare il lungo e laborioso cammino del professore, a tutti coloro che furono suoi amici ed estimatori.
"Non cerco il successo diceva - ma se mi si riconoscesse la serietà dell'impegno". Scriveva Paul Cezanne, in una lettera a Camille Pissarro, nell'aprile del 1876: "... abbiamo avuto una quindicina di giorni molto piovosi, da noi c'è stato tanto gelo che tutta la frutta e i vigneti sono perduti. Vedete che vantaggio ha l'arte: la pittura resta".


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