Requiem per il Caval Bianco
Salvato in extremis l'affresco di Livio Benetti.
di Angela dell'Oca
Sul lato destro di Piazzale Bertacchi in Sondrio sorge un edificio, costruito intorno al 1920 come ampliamento dell'allora officina di Ludovico Romeri su progetto dell'agrimensore Enrico Tornadù, che permane nella memoria dei sondriesi come sede dell'Albergo Caval Bianco: imponenti lavori di ristrutturazione dell'area porteranno alla sua completa demolizione. La facciata prospiciente la strada presenta, però, alcune interessanti decorazioni nelle incorniciature delle finestre con fregi e mascheroni in rilievo; notevole per l'elaborazioni formale e inoltre il balconcino in ferro battuto posto al primo piano con un sole raggiato al centro, girasoli e due avvolgenti serpenti alle estremità. Della costruzione originaria, il cui progetto, presentato alla commissione d'ornato cittadina, sembrava prevedere due balconi simmetrici in corrispondenza di altrettante aperture ad arco a piano strada, rimane oggi solo la porzione superiore, essendo stata completamente stravolta la fisionomia della facciata con un pesante intervento di ristrutturazione nel secondo dopoguerra.
L'edificio ben si inseriva nel contesto vagamente "liberty" di Piazzale Bertacchi, con caratteri più facili ed immediati che non in altri esempi quali la casa dello scultore Gunella progettato dall'ing. Filippo Orsatti sul lato sinistro della piazza, di cui peraltro rimane solo la parte centrale.
All'interesse della costruzione si aggiunge la presenza nell'atrio di una parete divisoria dipinta sulle due facce dal pittore trentino Livio Benetti negli anni '50: opera che presenta, per certi versi, caratteri di atipicità nella vasta e multiforme produzione dell'artista. Sul fronte spicca, per vigore e plasticità l'immagine a tutta altezza di un cavallo in un paesaggio di sapore quasi metafisico, che condensa alcuni temi, quali una testa "classica", costruzioni e rovine, figure indefinite, oggetti con dimensione propria, isolati ciascuno dal contesto con ombre innaturali in un equilibrio faticosamente raggiunto dalla composizione. Sul retro lo stesso Benetti ha dipinto un soggetto naturalistico di più modeste dimensioni, quasi un bozzetto non finito.
Data l'imminenza delle operazioni di demolizione dell'edificio, il Museo Valtellinese di Storia e Arte, con la collaborazione degli attuali proprietari, ha predisposto un progetto di recupero dei due dipinti; lo stacco verrà eseguito a giorni dal restauratore professionista Luigi Parma di Milano, specializzato nel settore degli affreschi.
L'intervento, estremamente complesso per la fragilità della pellicola pittorica e per il precario stato di conservazione del supporto comporterà dei costi non indifferenti.
Le opere dovrebbero essere, a restauro ultimato, esposte presso la pinacoteca di arte contemporanea del nostro museo cittadino.


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