Geologia e mineralogia della zona di Tornadri e Lanzada, comprendente il vallone del Cengiascio e del Monte Acquanera



(da Itinerari mineralogici-I sentieri dell'amianto: Sferlun e Acquanegra - Annuario del Club Alpino Italiano -2001)

Giunti, dopo breve percorso partendo dal Ristoro Largone, alla bocchetta del Cengiascio, ci si affaccia sulla sottostante Val Lanterna con ampio panorama sul monte Motta e su tutta la Val Malenco.
Siamo entrati con questo itinerario nel regno del serpentino e dell'amianto, minerale fino a pochi anni fa estratto in grande quantità da molte cave e miniere malenche e poi messo in un primo tempo fuori mercato dall'amianto canadese e poi definitivamente messo al bando per la sua potenziale pericolosità come sostanza cancerogena.
Possiamo anche dire di essere giunti, dal punto di vista strettamente geologico ai bordi di una grande apertura che si apre sotto di noi, mettendo a nudo quella che è l'unità tettonica più profonda della Val Malenco, la falda Suretta, rappresentata in valle dalla cosiddetta zona Lanzada-Scermendone, che nell'area di Lanzada viene definita dagli addetti ai lavori "Finestra tettonica di Lanzada ".
Se quindi la parte più bassa dei versanti della valle è rappresentata da un insieme assai complesso di rocce costituite da brandelli di crosta sia di origine continentale come micascisti, gneiss, paragneiss, marmi, quarziti, calcescisti che oceanica come serpentiniti e oficalci, prasiniti e quarzoscisti a magnetite o minerali di manganese, il bordo su cui si snoda il nostro itinerario si trova tutto nell'ambito delle rocce verdi o serpentine che costituiscono l'unità tettonica sovrapposta alla falda Suretta.
Tutto questo grazie all'erosione secolare attuata in questo caso dal torrente Lanterna ma che ovunque nelle Alpi è opera di ghiacciai, fiumi e torrenti che con la loro lenta ma possente attività aprono la crosta terrestre, le montagne e le rocce che le costituiscono, mettendo allo scoperto la loro struttura interna, come fosse un libro da leggere.
Nella zona del Cengiascio o del "Cengiasc", già nell'800 si estraevano, sembra con l'aiuto di tecnici francesi, accampati nella zona che ora ha appunto preso il nome di Campo Franscia, tonnellate di amianto, varietà di crisotilo già conosciuto e lavorato nell'antichità, che in Val Malenco si presenta con fibra eccezionalmente lunga (fino a oltre 2 metri); l'amianto veniva utilizzato anche nell'industria tessile, grazie all' inventiva della chiavennasca Candida Lena Perpenti, che fu la prima nel riuscire agli inizi dell'800 a tessere fili di questo minerale, adatti allo scopo.
L'amianto riempie appunto le fessure delle serpentine, rocce verdi tipiche della zona che occupano quasi tutta la parte centrale della valle e nell'assetto tettonico della zona sono comprese tra Falda Suretta (più profonda) e Falda Margna (sovrastante).
Dispersi nelle fibre dell'amianto sono presenti vari minerali anche ben cristallizzati ed è presente in particolare un raro granato andradite della varietà demantoide, contenente anche piccolissime percentuali di cromo, che per il suo colore e le sue caratteristiche di fuoco (dovuto all'indice di rifrazione e alla capacità di dispersione della luce, addirittura superiore a quella del diamante) è molto apprezzato dai collezionisti.
Le cave dello Sferlun, da cui provengono i campioni più belli di questo minerale, e dell'Acquanegra, caratterizzate da lunghe e ampie discariche di materiale estratto dalle gallerie, sono situate nella zona del vallone del Cengiasc e del cosiddetto Coston d'Acquanegra, appena sopra Tornadri e la val Lanterna e sono beni visibili sul lato sinistro idrografico della valle, da chiunque percorra la strada che sale lungo le pendici del M.Motta, da Lanzada a Franscia.
I primi studi di questo minerale sono opera nell'ormai lontano 1880, del Cossa che analizzò dei campioni raccolti da T.Taramelli nel 1876, riconoscendoli come andradite verde.



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