La Valle di Preda Rossa



(da IVM Magazine - 1/2003)

Quanto aspra e sassosa nella sua parte più alta, questa valle laterale della Val Masino diventa attorno ai 2000 m, dolce e quasi soffice con le sue piane erbose e umide ricche di erioforo e muschi, che si affacciano quasi come un balcone sulla sottostante valle di Sasso Bisolo, toponimo curioso che ti fa subito calare in un ambiente fatto di marmitte e forre scavata da acque impetuose.
Chi scende poi la valle, dopo faticosa ascesa, dal Monte Disgrazia può ammirare, anche se stanco, uno spettacolo forse unico in Valtellina, quello dei sinuosi meandri del torrente che si svolge lentamente laggiù sul fondo valle, come nastro d'argento che sul far della sera si fa prima lingua rosso fuoco e poi, col calar del sole si smorza lentamente nella notte.
Lungo questa valle, ricca di storie di alpinismo e di leggende che sfumano nel tempo, l'occhio esperto, attratto dal variegato colore della pietra o dal riflesso del cristallo, può trovare spesso motivo di sostare e di dare sfogo all'insana quanto avvincente passione del cercatore.
Cercare e trovare, per ammirare una pietra che, sempre pura e sempre diversa dalla precedente, quando esce alla luce del sole è come se dal buio rinascesse a nuova vita, sempre gioiello prezioso perché mai visto prima di quell'istante; è l'illusione di fermare, come con un'istantanea, il tempo che passa, afferrarlo un attimo per poi lasciarlo scivolare lentamente dalle mani.
E' in sostanza una sintesi tra l'emozione della scoperta e questa illusione di onnipotenza, che unisce la passione del collezionista a quella del fotografo: l'attimo dello scatto è scoperta e potere di fermare il tempo, la contemplazione poi è l'illusione di poter far durare quell'istante destinato ad ingiallire.
Una continua ricerca che è poi in sostanza la vera meta, di un viaggio sempre perfettibile che non è l'obiettivo ma solo il mezzo, un qualcosa sempre in divenire come la fatica per arrivare alla cima o al crinale che ti permetta poi di vedere meglio il successivo.
Questa valle è un continuo susseguirsi di dossi e morene che hanno sullo sfondo le meravigliose cime di granito che separano la Valle del Masino da quella del Mallero e proprio qui nelle fessure di queste rocce taglienti che si sono baciate con quelle verdi, serpentinose e più tenere provenienti da est si sono formate, milioni di anni fa, interessanti cristallizzazioni e si sono acquietati e messi a raffreddare importanti giacimenti metalliferi.
Riprendendo la discesa a valle, il cercatore ha occasione di inginocchiarsi spesso a battere la mazza e ancora sopra il Rifugio Ponti viene attratto da filoni e massi di quarzo entro il serizzo in cui spicca il verde brillante della crisocolla, sotto forma di patine e sferulette associate a calcopirite e malachite o dal rosa dei prismi allungati dell'andalusite o da quelli più scuri della sillimanite che spiccano nel micascisto chiaro.
Proprio sotto quella morena lungo i cui fianchi, nelle calde mattinate di primavera, si fanno così bene scorrere le lame degli sci era affiorato tanti anni fa un masso di calcefiro a spinello viola, forsterite e lizardite, con dei cristalli ottaedrici veramente notevoli, rimasti purtroppo unici: chissà quale vena ne conserverà i segreti e sotto quale tra i mille seracchi della vedretta del Disgrazia.
Sempre nei blocchi di calcefiri che sono dispersi lungo le morene della vallata sono presenti anche grossi cristalli di epidoto e diopside verdastro, associati talvolta a vesuviana, meionite, grossularia e wollastonite.
Nelle fessure degli gneiss cosiddetti migmatici che affiorano alla base della morena del fronte del ghiacciaio di Preda Rossa sono poi presenti nitidi cristalli di adularia, pirite, titanite, quarzo, rutilo, anatasio.
Proprio alla base del fronte di morena principale, circa a 2200 m, là dove spesso si vedono correre le marmotte e fioriscono variopinti cuscini di saxifraghe, ci si può soffermare a cercare, entro le fessure di una roccia a diopside grigio, qualche bella zeolite: bei cubi di cabasite da lattea a trasparente, in paragenesi con cristalli di diopside, epidoto, laumontite, scolecite e rara gismondina.
Appena più in basso affiorano, sotto una parete di roccia, i resti di un bianco filone di pegmatite, ormai demolito dall'assalto incessante dei cercatori di pietre; tra i frammenti e il materiale di discarica si può ancora, con un po' di pazienza, trovare qualche bel campione di granato spessartina color vino; appena più in basso non manca neppure un banco di granato grossularia color arancio con diopside verde chiaro che affiora tra i ciuffi d'erba; mi fermo un attimo a pensare alla grande varietà mineralogica di questa vallata e come essa si fonda con la ricchezza della flora.
Quasi giunti alla piana, in mezzo al bosco, dopo avere attraversato enormi discariche dai massi minacciosi e qualche boschetto di larici e pini cembri, vale la pena di fare un'ultima sosta, là nel bosco, dove è nota la presenza di un assaggio minerario di certo Gianoncelli, personaggio quanto mai estroso e geniale che qui molti anni fa, tentò di sfruttare un filone a magnetite cromifera compatta, associata a calcopirite, pirrotite, malachite e azzurrite e rara sperrylite.
I campioni di magnetite hanno un peso specifico assai elevato; sia le gambe che lo zaino si sono fatte ormai pesanti e nel frattempo si è fatta sera; le rane gracidano nel pianoro paludoso chiamando il calare delle tenebre; è ora di raggiungere l'auto e tornare verso casa.



[Home] [Fauna] [Flora] [Minerali] [Paesaggi] [Testo] [Abstracts] [Links] [Bibliografia] [Articoli]