L'Osservatorio eco-faunistico alpino di Aprica



(da Quaderni Valtellinesi n.63 - 3° trimestre 1997)

L'estate di una delle principali località turistiche valtellinesi, Aprica, è stata caratterizzata quest'anno da un evento nuovo: l'inaugurazione dell'Osservatorio eco-faunistico, fortemente voluto dal dott.Bernardo Pedroni che ne è il direttore e realizzato grazie al sostegno del Parco delle Orobie Valtellinesi e ai finanziamenti ottenuti tramite la legge 102/90 meglio conosciuta come Legge Valtellina.
Si tratta di una struttura che si estende per circa 20 ettari tra le stazioni sciistiche del Palabione e della Magnolta, esattamente tra le piste B e C, ad una quota media di 1450 m., che ha l'ambizione di diventare una delle più originali aree naturalistiche attrezzate in ambito europeo.
L'idea nasce nell'ormai lontano 1989, durante il periodo di preparazione della tesi di laurea dell'attuale direttore che trascorre un periodo di circa tre mesi in un bivacco della zona a circa 2000 m. di altitudine, studiando le abitudini del Fagiano di monte.
Oggi l'Osservatorio è già una realtà e sebbene sia ancora in fase di allestimento ha già riscosso, soprattutto nel mese di agosto di quest'anno un notevole successo, riscontrabile dalle numerose presenze alle visite guidate che si sono tenute in alcuni giorni della settimana nel periodo 12-31 agosto(si sono raggiunte anche le 100 presenze per visita).
Questo fatto dimostra come ogni iniziativa seria, che intenda promuovere la conoscenza e l'amore della natura, sia sempre vincente, come la gente sia sensibile a questi richiami ecologici ed infine come fosse sentita soprattutto in Valtellina la mancanza di una tale struttura, che si inserisce alla perfezione nell'ambiente del Parco delle Orobie Valtellinesi dove trova dimora la maggior parte. delle specie vegetali conosciute, tra cui alcune endemiche e quasi tutte le specie animali caratteristiche dell'ambiente alpino.

Recentemente proprio le visite guidate sono state criticate, insieme al progetto per il campo da golf alla Magnolta da Lega Ambiente, secondo cui sono troppo numerose e "non convincono né sotto l'aspetto divulgativo e scientifico né come avvicinamento alla natura", mentre la struttura viene addirittura bollata con la definizione di zoo(accusata è la recinzione), in contrasto con quella di Pedroni:"una delle più originali aree europee" e Lega Ambiente aggiunge: "mentre in Europa queste strutture vengono smantellate in tutta Europa qui si inaugurano con clamore".
L'attacco ci sembra esagerato e probabilmente usato ad arte solo a scopo politico anche se possono essere condivise le critiche a visite troppo numerose e con un numero eccessivo di partecipanti; bisogna infatti pensare che l'Osservatorio tende al reinserimento degli animali riprodotti in cattività e che i pochi esemplari chiusi nel recinto godono pur sempre di una relativa libertà; zoo possono invece essere definite strutture come quella presente in Camargue dove accanto al parco vero e proprio dove si possono osservare gli animali in libertà ve ne è un'altra dove in gabbie tristi e anguste sono racchiusi animali bisognosi di spazio come falchi e nibbi ridotti spesso allo stato di larve costretti anche in situazioni contro natura come gufi reali che hanno come unico riparo piccole grotte sempre illuminate. Con l'Osservatorio di Aprica ci si prefigge di realizzare un "compromesso" accettabile tra le esigenze naturalistiche e quelle umane, partendo proprio dal presupposto che, per amare, rispettare e salvaguardare la natura è indispensabile innanzitutto conoscerla.

Le principali finalità sono:

  1. Sensibilizzare l'opinione pubblica alla conoscenza e alla tutela della Natura, con particolare riferimento a quella alpina, realizzando anche pubblicazioni didattico-divulgative.

  2. Allevare e conservare nel loro ambiente naturale alcune specie di animali, con particolare attenzione a quelle in pericolo di estinzione.

  3. Consentire a tutti un'osservazione agevole della maggior parte della flora e della fauna che popola il Parco delle Orobie, anche per cercare di ridurre in questo modo l'invasione da parte di masse incontrollate di zone particolarmente delicate e sensibili alle alterazioni degli ecosistemi esistenti.

  4. Istituire un centro di studio per ogni tipo di ricerca tecnico-scientifica e socio-economica che abbia attinenza con lo sviluppo e la conservazione ambientale dell'area alpina.

Il percorso all'interno dell'Osservatorio, lungo circa 2 km senza particolari difficoltà, è per ora percorribile solo con guida nel periodo da maggio ad ottobre, anche se non si esclude, quando si sarà riscontrata una maggiore responsabilità ecologica da parte dei visitatori, che possa essere permesso l'accesso libero. In località "Corna dal canù" è stata realizzata una terrazza panoramica che consente di godere un invidiabile panorama non solo dell'Aprica ma di tutta la media Valtellina, venendo inoltre a costituire un riparo per animali e un punto di foraggiamento.
Lungo il percorso sono collocati dei pannelli relativi ai seguenti argomenti:

Il camoscio delle Alpi
Il capriolo
La volpe comune
I picchi
Le cince
Il fagiano di monte.

Altri pannelli sono in preparazione e riguarderanno altri argomenti come per esempio le tracce degli animali, le fasce altitudinali, la tecnica usata dai nostri vecchi per la realizzazione del carbone, la botanica e la mineralogia.
Attualmente lungo il percorso possono già essere osservati, parecchi formicai di formica rufa, importante anello di congiunzione della delicata catena alimentare che lega l'equilibrio del bosco, alcuni camosci liberati da poco nell'osservatorio e subito ben ambientatisi, caprioli, scoiattoli, le cince, mora e bigia alpestre, i picchi , rosso, nero e verde, la poiana, la ghiandaia e la nocciolaia, molto comuni nell'orizzonte sub montano e montano delle Orobie, e con un po' di fortuna la lepre comune che in questa zona vive e si riproduce. Più difficili da vedere sono la faina, la volpe rossa, la donnola, la civetta comune e quella nana, i gufi, il rampichino, i crocieri, il cuculo, la beccaccia, il corvo imperiale, il gheppio e l'aquila reale che volteggia spesso sopra i pascoli della Magnolta.
Il bosco è ben rappresentato da conifere come abeti rossi, pini silvestri, larici e ginepri, ma anche da latifoglie e caducifoglie come l'ontano verde, albero bisognoso di molta acqua, piante da sottobosco come erica, mirtillo, rododendro e ginepro(è in allestimento un vero e proprio giardino botanico e un percorso micologico).
Le aree faunistiche di futura realizzazione, create con lo scopo primario di studiare la bio-etologia di alcune specie animali rare per tentare di reintrodurre i nascituri in natura, sono quelle dedicate al gallo cedrone, ai rapaci notturni come civetta nana e capogrosso e quella destinata ai mustelidi, con il caposaldo che gli animali riproduttori che popoleranno queste aree, dovranno essere nati in cattività o, al limite, recuperati dalla libertà ma impossibilitati a ritornarvici.
Con iniziative come questa e con la futura sperabile migliore organizzazione del parco delle Orobie, dove non dimentichiamolo è ancora aperta a tutti la caccia e in futuro sarà proibita solo in 6155 ettari su 44.000(14%)(quest'anno si è giunti addirittura a minacciare rivolte perché in extremis si è proibita la caccia al di sopra dei 1800 m.), speriamo inizi un periodo nuovo per le Orobie valtellinesi, caratterizzato da una maggiore sensibilizzazione ai problemi ecologico-naturalistici.
Con l'occasione vorrei lanciare una proposta, da meditare negli anni futuri, che secondo me avrebbe un successo notevole per la valorizzazione del parco ed anche un considerevole ritorno economico per gli enti che se ne volessero fare carico: il riutilizzo a fini turistici della vecchia decauville che collega i principali bacini artificiali e le centrali idroelettriche delle valli orobiche dalla val Belviso fino al Publino; si creerebbe con costi limitati(la linea ferroviaria è già esistente e ancora in buone condizioni), un itinerario di tipo "svizzero" forse unico nell'arco alpino, che servirebbe anche come linea panoramica di osservazione del parco, utile deterrente a visite troppo invasive e deleterie per il territorio.



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