Anatasio, brookite e altri minerali tra stelle alpine e cime innevate



(da IVM Magazine - 1/2002)

Le bianche guglie del Pizzo Tremogge, insieme al Pizzo Bernina che è noto in tutta Europa per i suoi pregi alpinistici, sono sempre stati considerati un po' come il simbolo della Val Malenco, tanto che P.Rombi presenta in un suo noto e suggestivo scritto, la cima del Tremogge, come il biglietto da visita della valle : "La Valle Malenco si apre immediatamente alle spalle di Sondrio ed il suo ingresso è vigilato, come quelle cattedrali che hanno davanti al pronao due leoni accovacciati, dalle rupi di Triangia e di Masegra. E' questa valle, profonda, cupa, petrosa, nel primo tratto, stringendosi i monti l'un sopra l'altro, addossati quasi accorrenti, sul canalone della valle, e nella penombra e nell'ombra che occupa questo gran taglio, si scorgono laggiù, a nord, le torrette delle Tremogge vestite di neve, che splendono come lumi, cime emergenti in un mondo tutto in luce."
Questa descrizione ben rappresenta la sensazione di chi per la prima volta in valle, vede lassù sopra il paesino di Primolo alzarsi improvvise, nel blu del cielo, quelle meravigliose bianche guglie, vestite, possiamo ripetere con Rombi, perennemente di neve grazie al calcare bianco di cui sono costituite.
La zona mineralogica del Pizzo Tremogge è stata scoperta , come ricorda P.Sigismund in una memoria apparsa nel 1947 sul Bollettino italiano di Scienze naturali, nel lontano 1914 e i primi ritrovamenti significativi segnalati riguardano minerali come epidoto, grossularia, vesuvianite e diopside.
In seguito la località viene citata da C.M.Gramaccioli nel 1962 e da R.Crespi con altri che pubblicano uno studio sulla cancrinite-vishnevite e sugli originali granati triacisottaedrici di questa località .

Nel 1984 esce un lavoro monografico che intende mettere in luce in tutta la sua importanza questo piccolo paradiso naturale, che costituisce anche una lieta sorpresa dal punto di vista geologico e mineralogico; vi vengono elencati circa 50 specie delle circa 300 presenti in val Malenco, tra cui la geikielite, (già oggetto di precedente articolo su questo bollettino), l'anatasio e la brookite , minerali fino ad allora mai segnalati in questa particolare zona.
C'è infatti un posto lassù dove tra cascatelle d'acqua e prati di stelle alpine si possono rinvenire notevoli campioni di questi due minerali di titanio, in bellissimi ottaedri e lamine, di colore bruno e giallo miele.
I cristalli di anatasio sono numerosi e tempestano le litoclasi degli gneiss limonitici della zona, brillando comte tante pietre preziose tra i detriti che cadono ad ogni colpo di martello e si disgregano poi nelle acque limpide e nelle discariche sottostanti.
E' divertente cercare minerali quando alle spalle si apre ampio il panorama della valle del Mallero, con ad ovest la cima del Disgrazia e là in fondo la Valtellina e la catena orobica, mentre alzando l'occhio dai cristalli lucenti che ti scivolano tra le mani, si può, tirando un profondo respiro, dare un'occhiata a d una stella alpina e più in su alle vette della Sassa d'Entova e del Pizzo Malenco.
Qui l'appassionato mineralogista che ami anche l'ambiente naturale può veramente trovare pane per i suoi denti ed abbandonarsi al sole, seppur sporco e infangato e magari con qualche dito pesto, sicuro di non avere buttato via la giornata, anche se lo zaino a fine giornata non sarà stracolmo di sassi.

Per concludere la bibliografia sulla zona citiamo alcuni articoli tra cui quello comparso sulla rivista "La Gemmologia" n.1/2, che nel 1986 a firma di Bianchi,Crespi e Liborio sugli epidoti rosa di Valtellina (zone di Prà Isio e Tremogge) e quello comparso nel 1992 sul bollettino n.2 dell'Istituto Valtellinese di Mineralogia di Sondrio con un aggiornamento che in pratica completa con i nuovi ritrovamenti le specie presenti in quest'area.
E uscito infine alle stampe nel 1993 il testo sui minerali della Val Malenco di Bedognè Montrasio e Sciesa che chiude il quadro della bibliografia ora abbastanza esauriente della località.
Anche il Tremogge ha quindi avuto finalmente il dovuto riconoscimento dagli appassionati e studiosi di mineralogia che spesso vi si recano anche solo per prelevare qualche bel campione di clinothulite rosa, forse il minerale più famoso della zona assieme ai sopra già citati, diopside verde acqua, dai cristalli trasparenti e nitidi, vesuviana verde, gialla e bruna ed infine grossularia color rosso-arancio.
Consigliabile è poi, per chi avesse ancora "gambe" per procedere, arrivare ad ammirare il l paesaggio "mozzafiato" che si può contemplare quando, superata la cosiddetta Cengia del cavallo, topografia ereditata a quanto sembra dall'antico uso (XV sec.) di questa erta via come carrareccia per il passaggio di muli e cavalli carichi di merci destinate ai mercati svizzeri, si raggiunge lassù il passo Tremogge(3014 m.) ed improvvisamente si apre davanti agli occhi la val di Fex.
Sulla cimetta posta ad occidente del passo è presente un piccolo e significativo monumento in bronzo di autore ignoto.
Lungo il percorso, l'appassionato della flora alpina potrà ammirare la profumata Achillea clavenae, come già ricordato, il Leontopodium alpinum o Stella alpina, varie specie di anemoni, la Saxifraga oppositifolia dal bel color rosso vinato e moltre altre specie interessanti.
Comodo punto di partenza per le escursioni è il rifugio Longoni (ore 2,30 da Chiareggio), situato sopra un gradino panoramico a 2450 m., gestito da Elia Negrini, appassionato oltre che di alpinismo anche di minerali, il che senz'altro non nuoce e anzi può servire per ottenere utili indicazioni.



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