La valle di Chiareggio
Alla ricerca di minerali lungo la storica strada del passo del Muretto




(da La Provincia - 26 luglio 1997)

Nel lontano anno di grazia 1618, lungo l'antica strada selciata del Muretto, venne trascinato in Svizzera l'arciprete di Sondrio Nicolò Rusca, catturato con un colpo di mano dai riformati grigioni scesi a Sondrio attraverso la val Malenco. Da quell'evento scaturì poi la scintilla che diede il via ai sanguinosi eventi della rivolta valtellinese con il cosiddetto Sacro Macello del 1620.
Chiareggio era allora punto di sosta di intensi traffici commerciali e le carovane di animali da soma cariche di merci varie o di vino si abbeveravano e riposavano presso l'antico ostello con"truna"incorporata i cui resti ancora oggi sono visibili nel centro del paese.
Tra i personaggi illustri che qui hanno sostato e sono rimasti affascinati dalla bellezza del luogo, basti ricordare Filippo Turati e Anna Kuliscioff, il principe Scipione Borghese, Nilde Iotti e Ervino Pocar eminente germanista istriano che della val Malenco scrisse nel 1926 su Le Vie d'Italia, rivista del Touring.
Il paesino di Chiareggio (m.1612), da cui inizia il percorso per il passo del Muretto, itinerario mineralogico della settimana, dolcemente adagiato in una verde conca alpina alla base del ghiacciaio del M.Disgrazia(m.3678), è generalmente considerato come la perla della Val Malenco, non solo per la posizione geografica particolarmente favorevole o per la bellezza del paesaggio, ma perché questo piccolo centro turistico è riuscito negli anni a mantenere una struttura urbana, se così possiamo definirla, e un assetto viario molto vicini a quella che era la situazione originaria e più antica del paese, in questo certamente favorito dal limitato spazio disponibile per eventuali espansioni edilizie.
Poche sono infatti le nuove costruzioni dopo quelle erette negli anni '50 e '60 e tutte molto rispettose dell'ambiente ; anche le ristrutturazioni delle baite o delle stalle con fienile sono state curate con particolare gusto, mantenendo il più possibile le caratteristiche strutturali delle vecchie costruzioni, con muri a pietra a vista e con tetti a piode, chiaramente della Val Malenco.
Ritornando però ai minerali e alla loro ricerca, non potevamo dimenticarci di questo percorso che ci permette di concludere la trilogia val Ventina-val Sissone e appunto valle del Muretto, tre valli che insieme alla zona del Pizzo Tremogge che visiteremo in una delle prossime puntate, sono il vero e proprio paradiso malenco dei mineralogisti.
Ci troviamo infatti in una particolare area geologica facente parte dell'unità ofiolitica del Forno i cui costituenti sono ciò che resta di un lembo della crosta oceanica che separava un tempo le due placche continentali della paleo africa e della paleoeuropa: un pezzo di fondo marino portato fin quassù dall'orogenesi alpina.
La zona di ricerca è molto vasta e comprende tutta la destra orografica del torrente Mallero che nasce proprio al passo del Muretto: al Piattè di Vazzeda si può trovare bellissima spessartina color vino, spinello azzurro, il ceruleo berillo e il raro crisoberillo, in val Bona, piccola valle laterale che sale al passo del Forno, vi sono delle belle zeoliti, stilbite e scolecite bianca dalla caratteristica raggiatura; poco distanti vi sono veri e propri giacimenti metalliferi con tracce di antichi scavi dove si possono rinvenire bei campioni di rodonite e altri minerali di manganese; infine nella zona del passo vero e proprio domina il granato rosso(var.grossularia), il berillo azzurro, la rara helvite, il quarzo e verso la svizzera, varie zeoliti, cabasite, prehnite, scolecite, clinozoisite rosa, apatite ecc.
Insomma l'appassionato non avrä certo di che lamentarsi, dopo una passeggiata in questa meravigliosa zona e il ritorno sarà senz'altro appesantito dalla stanchezza del cammino ma soprattutto da uno zaino stracolmo di sassi e di meravigliosi cristalli.
L'appassionato della natura potrà anche notare lungo il sentiero, oltre alle numerose marmotte, delle bellissime fioriture di epilobio rosa, piante profumate di timo, il ginepro dalle bacche aromatiche, il Sempervivum arachnoideum, dalle foglie grasse e pungenti che sembrano ricoperte da una specie di ragnatela, il giglio martagone(Lilium martagon) presente nei boschi e sui pendii prativi, mentre un po' dappertutto ad alte quote si può ammirare il ranuncolo glaciale(Ranunculus glacialis), i vari tipi di genziana gialla e blu oltre a profumate e qui abbastanza rare erbe aromatiche come l'erba Iva (Achillea Moscata) e il Genepi(Artemisia Genipi) usate, come ben si sa, sia per infusi terapeutici che per liquori assai gustosi.

Tempi di percorrenza: Circa 2 ore e 1/2 di buon passo da Chiareggio al passo, mentre gli itinerari si allungano per arrivare al Piattè di Vazzeda(dal Pian del Lupo 3 ore), al Passo del Forno 3 ore e oltre da Chiareggio, oltre tre ore per raggiungere le località sottostanti il M.Forno e il Pizzo dei Ros



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