Salita al Piz Languard in compagnia di pernici, stambecchi ed ermellini



(Da Quaderni Valtellinesi n.82 - 2° trimestre 2002)

L'itinerario per l'ascesa al Piz Languard, cima di 3261 m, posta praticamente al centro dell'Alta Engadina, che permette di godere di uno dei panorami più belli dell'intero comprensorio, è accessibile a tutte le gambe con un minimo di allenamento e, pur essendo una gita di carattere alpinistico che richiede un certo impegno, permette di scegliere tra due alternative: una più lunga con partenza da Pontresina (dislivello di 1450 m circa) e l'altra, con primo tratto Pontresina (1805 m)-Alp Languard (2302 m) in seggiovia che permette di ridurre il dislivello richiesto per la salita a piedi di circa 400 m e questo non guasta mai.
Diciamo subito che c'è anche una terza possibilità, con allungamento dell'itinerario, quella che prevede una deviazione verso destra in direzione della Fuorcla Pischa con visita del Lei Languard (2594 m) e quindi ritorno all'itinerario che conduce alla cima (deviazione che si può fare anche al ritorno).
I tempi di percorrenza richiesti sono di circa 3 ore, per chi parte dall'Alp Languard per raggiungere il bel rifugio Georgy, posto appena sotto la cima, dove ci si può rifocillare prima dell'ultimo sforzo, e di almeno 4 ore e anche più per chi invece ha scelto la partenza da Pontresina; ci vogliono poi solo 30 minuti per raggiungere percorrendo alcune roccette, la vetta dal rifugio.
I panorami che si susseguono salendo sono di incommensurabile bellezza, potendo contemplare, sulla destra salendo, l'imponente parete Nord del Piz Palù con le cime di Bellavista e la colata di ghiaccio del Morterasch , mentre raggiunta la cima ci si trova veramente di fronte ad uno spettacolo che ben vale la salita e il sudore eliminato, essendo circondati a 360° da un susseguirsi di cime e ghiacciai senza soluzione di continuità e a perdita d'occhio.
Quello che però caratterizza maggiormente questa gita e la rende del tutto particolare e forse unica è il fatto di poter fondere la possibilità di un percorso abbastanza impegnativo ed eccezionalmente panoramico, con la possibilità di incontrare lungo il percorso, un insieme di esemplari di fauna alpina che seppur presenti anche in Valtellina, basti citare la val Zebrù, o alcune zone della val Gerola e della val Malenco, sono in quelle valli difficilmente abbordabili e godibili come qui.
Parliamo di meravigliosi e imponenti stambecchi (Capra ibex), che a seconda del periodo dell'anno possono essere contemplati lungo la cresta del Piz Languard, in singoli esemplari di maschi dalle maestose e caratteristiche corna, fino ad interi branchi di femmine con i piccoli, raccolti sulle rocce che circondano quella macchia di cielo che è il Lej Languard.
Appartengono al gruppo degli ungulati, mammiferi caratterizzati dall'avere la parte terminale delle dita (falangette) ricoperte da robuste unghie (zoccoli). Si tratta di un super ordine cui appartengono tra gli altri, l'ordine dei Perissodattili (esempio Cavallo) e l'ordine degli Artiodattili (Suidi e Bovidi); vi fanno parte altri selvatici caratteristici delle nostre zone come i cervi, i caprioli, i camosci ed anche il cinghiale, ricomparso di recente in Valtellina.
Entrambi i sessi portano corna inserite sopra i due cavicchi ossei che si dipartono dall'osso frontale. Nei maschi le corna, semicircolari di colore grigio-beige, possono raggiungere la lunghezza di 85-100 cm, eccezionalmente superando anche il metro, con circonferenza di base di 20-25 cm e peso complessivo da due a 4,5 kilogrammi. Lo sviluppo delle corna inizia poco dopo la nascita, sin dal primo mese, con accrescimenti annuali avanzati, soprattutto sulla faccia posteriore, dagli anelli formatisi a seguito dell'interruzione invernale, da fine novembre a inizio aprile. La crescita è notevole durante i primi 7-8 anni di vita, con allungamenti pressoché uguali, dell'ordine di 8-9 cm; diminuisce dopo i 7 anni riducendosi ulteriormente dopo i 12 ma non cessa che con la morte dell'esemplare.
Non è difficile poi, uscendo dagli itinerari più tradizionali vedere alzarsi improvviso un volo di pernici bianche (Lagopus mutus), chiamate localmente anche "Roncasch", dalla colorazione che, a secondo del periodo dell'anno è cangiante, dal bianco dell'inverno, al bruno maculato dell'estate, con la sempre evidente caruncola rossa appena sopra l'occhio.
Questi affascinanti uccelli, diventati sempre più rari grazie alla caccia accanita cui sono stato oggetto negli ultimi decenni, necessitano di un intervento urgente che li salvaguardi dalle doppiette.
Non solo da queste infatti si devono guardare ma anche dai nemici naturali come l'aquila reale, lo sparviere e le volpi.
Vivono nelle regioni rocciose, con scarsa vegetazione, ad un'altezza di 1600 m e più. D'estate si cibano prevalentemente di germogli, foglie e semi di sassifraga e bacche, ma anche di un certo quantitativo di insetti. In primavera il maschio si esibisce davanti alla femmina, per l'accoppiamento. Alla fine di maggio le femmine depongono 5-9 fino a un massimo di 16 uova nel nido, costruito in mezzo all'erba poco alta o a piante basse.
E' la femmina solitamente che cova per circa 25 giorni, mentre il maschio monta la guardia poco distante.
Le marmotte (Marmotta marmota), simpaticissimi animali appartenenti all'ordine degli sciuridi, sono poi addirittura onnipresenti e quasi di famiglia, restando impassibili a guardarti fuori dalle loro tane, anche quando giungi a pochi passi da loro.
La marmotta ha un corpo tozzo, gambe corte e robuste, testa larga e coda corta; il pelo è marrone o grigio bruno con coda nera; le zampe sono robuste e adattate a scavare le gallerie nel terreno, quelle anteriori hanno 4 dita mentre quelle posteriori 5 ed entrambe sono munite di unghie molto forti. L'attività della marmotta si concentra durante le ore diurne, ama crogiolarsi al sole nelle piccole pause tra un pasto e l'altro. Il senso della vista è molto sviluppato e normalmente una di loro fa da sentinella mentre le altre stanno mangiando; al segnale di allarme (un fischio singolo o serie di fischi) si rifugiano nelle tane sotto terra.
In ottobre cadono in letargo e si confinano in una tana foderata di erba fino ad aprile. Il profondo sonno della marmotta si interrompe raramente durante l'inverno per poche ore, durante questo periodo c'è un rallentamento delle funzioni vitali : 5 respiri al minuto, un rallentamento del battito cardiaco e la diminuzione della temperatura corporea fino a 12/13 gradi centigradi; durante l'inverno vengono consumati circa 1,5 - 2 kg di grasso.
L'animale che però maggiormente ti colpisce per la sua curiosità e simpatia è un piccolo mustelide anch'esso caratterizzato come la pernice dalla muta del colore, bianco nei mesi invernali e di un bel colore nocciola con pettorina bianca e punta della coda nera in estate: l'ermellino (Mustela erminea).
La gran parte delle sue prede sono piccoli roditori come topi, toporagni e talpe, più raramente conigli e lepri, e quando capita anche uova, uccelli e rane. La tecnica di caccia assomiglia in piccolo a quella del leone. L'ermellino si avvicina alla sua vittima senza farsi vedere, praticamente appiattito al suolo e quando questa è finalmente vicina le balza addosso velocissimo, uccidendola subito con un morso alla nuca. La preda viene poi portata alla tana o in un nascondiglio, per essere mangiata.
Meraviglioso per la sua bellezza, eccezionale per la sua agilità, unico per la sua eleganza, si distingue per la furbizia e la curiosità che manifesta con l'uomo quando improvviso sbuca da qualche anfratto di una pietraia, vi fissa per un momento come per salutarvi e per verificare se siete amici o nemici e poi, accertata la vostra scarsa pericolosità si nasconde, compare poco distante, fa qualche piroetta per ricevere l'applauso della platea, si mette in piedi sulle zampe posteriori, corre tra l'erba per ricomparire, percorrendo chissà quale galleria, proprio nello stesso posto e quindi sparire definitivamente.
Interessante è anche citare alcuni itinerari contigui che possono essere raggiunti da questa area e permettere quindi piacevoli variazioni sul tema, come i laghi della Pischa (2780 m) o la val da Fain, bellissima e dolce vallata che dal passo del Bernina arriva al passo della Stretta, appena sopra il passo della Forcola di Livigno, valle raggiungibile attraverso la già citata Fuorcla Pischa (2874 m); altro itinerario interessante è quello che conduce al rifugio Segantini o Segantinihutte (2731 m), situato in bella posizione panoramica davanti alla val Roseg, sulla Schafberg, località nota appunto per la morte del grande pittore Segantini, avvenuta poco distante ed esattamente, sul Munt de la Bescha.
Segantini, come si sa, era di casa in Engadina e pur essendo trentino di nascita, era svizzero d'adozione, avendo vissuto a lungo a Savognin e poi al passo del Maloia.
Dal Rifugio Segantini in un paio d'ore circa si può poi raggiungere Muottas Muragl (2453 m) da cui si può scendere con un caratteristico trenino o funicolare fino a Punt Muragl, posto sul bivio tra S.Moritz e Samedan e quindi raggiungere ancora Pontresina.



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