Scheda geologico-mineralogico-naturalistica della zona del monte Forno : Un pò di mare portato lassù sulle cime



(da Annuario Club Alpino Italiano - 1999 - Itinerari mineralogici: La Valle del Mallero da Chiareggio al Passo del Muretto)

La valle del Muretto, da cui nasce il torrente Mallero che bagna il capoluogo della provincia prima di confluire nell'Adda e che si distende in direzione nord sulla destra della valle di Chiareggio, subito dopo il pian del lupo (da "loppa", materiale di scarto degli antichi forni fusori usati per il minerale di ferro, molto diffusi nella zona), costituisce un vero e proprio "unicum" geologico.
La geologia di questa valle è infatti quanto mai complessa e affascinante e tanto più affascinante è il "cercare minerali" in una zona che in un passato così remoto è stata sconvolta da fenomeni a dir poco straordinari.
Ci troviamo infatti in una particolare area geologica facente parte dell'unità ofiolitica del Forno i cui costituenti sono ciò che resta di un lembo della crosta oceanica che separava un tempo le due placche continentali della paleo africa e della paleoeuropa: un pezzo di fondo marino portato fin quassù dall'orogenesi alpina.
Nei millenni, ghiacci e acque burrascose, hanno scavato in uno straordinario habitat che è un vero e proprio puzzle di particolarissimi fenomeni geologici e per questi motivi la valle è diventato un un centro di interesse per studiosi della struttura e della storia delle Alpi ed uno scrigno ricolmo di preziosi per appassionati di mineralogia di tutto il mondo.
Ci si trova qui infatti proprio sul confine tra due delle grandi unità strutturali che formano l'ossatura geologica della val Malenco :sistema Austroalpino a nord est e sistema Pennidico a sud ovest costituite a loro volta dalle cosiddette falde di ricoprimento che qui a Chiareggio si sovrappongono nel fantastico scenario dei ghiacciai di Disgrazia e Vazzeda : Falde Suretta, Forno e Malenco (Pennidico), Margna, Sella e Bernina (Austroalpino M.Inferiore) vengono oltrettutto qui interrotte da un altro importante fenomeno, l'intrusione del plutone granitoide tardo alpino denominato Val Masino-Bregaglia.
Questo straordinario insieme di contingenze ha fatto sì che si creassero delle particolari condizioni di temperatura, pressione e metamorfismo determinanti per la formazione delle centinaia di specie mineralogiche (quasi 270 in Val Malenco) che arricchiscono il variegato patrimonio della valle.
Per citare solo alcuni dei rari o meno rari minerali della zona del monte Forno possiamo seguire l'itinerario tracciato nell'articolo cui questa scheda fa da corredo: Iniziamo quindi il nostro cammino dalla val Bona, piccola valle laterale che sale al passo del Forno, dove sono da segnalare delle belle zeoliti, con stilbite e scolecite dalla caratteristica raggiatura bianca che fiorisce sulla anfibolite scura della zona; verso il passo del Forno è presente della bella vesuviana in cristalli prismatici color caffè in paragenesi con diopside verde bottiglia e clinozoisite ; nei giacimenti metalliferi già descritti a fianco, spiccano bei campioni di rodonite suscettibile di lavorazione come pietra dura e altri rari minerali di manganese; proseguendo poi lungo il monte Forno verso il passo Muretto si attraversa una zona ricca di vesuvianite bruna e di quarziti limonitiche ricche di minerali di rame: spicca la verde crisocolla e la delicata auricalcite color azzurro turchese; raggiunta poi la zona del passo si entra nel fantastico mondo della multicolore grossularia, della clinozoisite rosa, dell'apatite, della rarissima helvite e della azzurra acquamarina, presenti nei filoni pegmatitici della zona del Forno e del pizzo dei Rossi, nelle cui anfiboliti non è difficile trovare fillosilicati come la prehnite oltre a delle belle zeoliti: cabasite in cubi anche centimetrici, e scolecite.
Insomma l'appassionato non avrä certo di che lamentarsi, dopo una passeggiata in questa meravigliosa zona e il ritorno sarà senz'altro appesantito dalla stanchezza del cammino ma soprattutto da uno zaino stracolmo di sassi e di meravigliosi cristalli.
Il naturalista, che non è necessariamente un mineralogista, potrà poi qui soddisfare la sua curiosità soffermandosi ad osservare, oltre alle numerose marmotte, stambecchi, camosci e la maestosa aquila che vola maestosa tra la Sassa di Fora e la cima del m.Forno ; lasciando cadere poi lo sguardo lungo il sentiero potrà ammirare delle bellissime fioriture di epilobio rosa, piante profumate di timo, il ginepro dalle bacche aromatiche, svariate specie di semprevivo tra cui il Sempervivum arachnoideum, dalle foglie grasse e pungenti che sembrano ricoperte da una specie di ragnatela, il giglio martagone (Lilium martagon) presente nei boschi e sui pendii prativi, mentre un po' dappertutto ad alte quote si può ammirare il ranuncolo glaciale (Ranunculus glacialis), i vari tipi di genziana gialla e blu oltre a profumate e qui abbastanza rare erbe aromatiche come l'erba Iva (Achillea Moscata) e il Genepi (Artemisia Genipi) usate, come ben si sa, sia per infusi terapeutici che per liquori assai gustosi.



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