Viaggio nelle viscere della Val di Scerscen



(da IVM Magazine - 1/2000)

Grotte in provincia di Sondrio

La geologia della Valtellina è caratterizzata dalla presenza di tre aree in cui è dominante la presenza di caratteristiche masse calcaree di copertura: l'alta valle, con le coperture permo-mesozoiche (alto triassico), l'alta Val Malenco con le coperture triassiche della falda Margna, e la zona della val Febbraro- Andossi- Pian dei Cavalli in val Chiavenna, lungo la sinclinale dello Spluga con coperture che in pratica dividono la falda Sella dalla sovrastante falda Suretta.
In concidenza con queste zone sono state scoperti anche in anni recenti interessanti complessi carsici con grotte che non solo sono di grande interesse speleologico, ma anche geologico e talvolta mineralogico.
In corrispondenza della prima area sono state segnalate le grotte della val di Scerscen, oggetto specifico di questo articolo, nella seconda, varie grotte tra cui la famosa "Grotta del Nido"all'alpe Toiana sopra Starleggia, a circa 2000 m, lunga circa 198 m e profonda 90, citata un secolo fa da F.Besta nella sua "Guida alla Valtellina" e nella terza, le grotte delle Bocche d'Adda che sono divenute recentemente anche oggetto di apposito sito Internet.
L'interesse per la speleologia e la paleontologia è poco diffuso in Valtellina e pochi sanno della presenza in valle di grotte anche di dimensioni notevoli come poco conosciuti sono d'altra parte gli interessantissimi ritrovamenti fossili che in gran parte sono legati allo stesso ambiente geologico, cioè quello caratterizzato dalla presenza di rocce in genere tipicamente calcaree e sedimentarie.
E' bene quindi ogni tanto ricordare le nostre ricchezze naturali confidando in una sempre maggiore valorizzazione, non solo turistica ma anche strettamente scientifica.

Inquadramento geologico:

La val di Scerscen è un vero e proprio testo di geologia per chi voglia studiarlo ed è quindi il massimo cui possa aspirare un professore della materia che voglia portare i propri studenti a fare una visita di studio sul campo: l'erosione operata nei secoli dai ghiacciai di Scercen inferiore e superiore e il loro successivo ritiro hanno infatti aperto la copertina di quel libro che è ora solo da sfogliare eda leggere: Guardando infatti, dalla bocchetta delle Forbici il versante destro della valle si vedono sfilare davanti agli occhi i più svariati tipi litologici, dalle Serpentine del Sasso Nero, agli gneiss della falda Margna caratterizzanti il crinale che sale verso il rifugio Scerscen, fino all'enorme copertura di calcari della parte centrale della valle con affioramenti al suo interno di banchi di rocce manganesifere nere ricche di minerali rarissimi; proprio all'interno di questa formazione calcarea il cui spessore raggiunge i 200-250 m per circa un km di lunghezza, si sono formate le grotte oggetto di questo articolo. La necessità delle acque glaciali di trovare via di sbocco ha creato dopo un lavorio di secoli e secoli, un complicato sistema di gallerie lunghe centinaia di metri che si distendono quasi sempre in senso verticale, nelle viscere di quell'immensa massa calcarea che è la copertura della falda Margna. Grotte come quella denominata "Morgana" o dei "Marsool" o del "Veronica" dai soprannomi dei loro scopritori, sono ormai diventate meta fissa di escursioni e itinerari inseriti in manifestazioni tradizionali estive; l'ipotesi di un'origine idrotermale delle grotte non fa altro che aggiungere interesse ad un fenomeno già importante di per sé.
Più sopra, in corrispondenza della catena di cime Sella, Gemelli, Cima Sondrio, Gluschaint affiora la falda Sella mentre ancora più su in corrispondenza del gruppo del Bernina emerge la falda omonima costituita essenzialmente da ortogneiss granodioritici e paragneiss( le rocce delle falde Sella e Bernina-Austroalpino medio inferiore-si ritrovano anche all'inizio della val Malenco in quella che un tempo era chiamata zona di radice ed ora in termini più aggiornati "zona raddrizzata meridionale").Il basamento della falda Sella è costituito da enormi masse gabbro-dioritiche databili circa 300 milioni di anni fa(periodo Ercinico), da ortogneiss e da metasedimenti argillosi.
L'osservatore e lo studioso possono qui vedersi realizzate tante teorie e tanti studi, mentre lo studente e l'appassionato possono rendersi conto di come si è costituita la val Malenco durante l'orogenesi alpina, a partire da circa 130 milioni di anni fa, di come questi movimenti continuino ancora oggi, di cosa sia la tettonica delle placche e vedere praticamente sul terreno tanti importanti fenomeni geologici studiati sui libri.
Recenti studi hanno evidenziato per esempio la diffusa presenza di elementi come arsenico e vanadio nelle mineralizzazioni a manganese della vedretta di Scerscen inferiore entro metaradiolariti, fatto che indicherebbe l'origine oceanica di questi sedimenti. Tra i minerali più importanti rinvenuti in questa valle selvaggia possiamo elencare la tiragalloite, minerale di manganese e arsenico tanto strano nel nome quanto raro e la rodonite rosa, spesso in paragenesi con altri interessanti minerali.

Formazione delle grotte:

La grotta ha origine, come detto, nella maggioranza dei casi in ambiente calcareo e questo perché con rocce così tenere e costituite da carbonato di calcio, l'acqua piovana o di scioglimento delle nevi, relativamente ricca di anidride carbonica, è in grado di attuare più facilmente un'azione altamente erosiva.
Azione esattamente contraria è quella che attraverso il deposito di acque ormai sovrassature, di bicarbonato di calcio formatosi a contatto con l'anidride carbonica, produce il formarsi in ambiente di grotta di stalattiti e stalagmiti, che in rari casi come nelle grotte delle Bocche d'Adda, in alta valle, per azione di deboli correnti d'aria, si trasformano nelle cosiddette "eccentriche" dalle forme più assurde, concrezioni che sembrano addirittura in grado di sfidare le più elementari leggi fisiche.
Le tre zone citate della provincia di Sondrio, quelle cioè delle Bocche d'Adda e del piano delle Platigliole al passo dello Stelvio, quella del Piano dei Cavalli in Val Chiavenna e quella della val di Scerscen sono tutte accomunate dal fatto di essere ad alta quota (addirittura 3000 m quelle dello Stelvio e 2700 m quelle della val di Scerscen), dall'avere una tipica origine carsico-glaciale o secondo alcune ipotesi addirittura idro termale, con presenza di doline (depressioni dovute ad accumulo di neve ghiaccio e acqua) e gallerie formate da veri e propri piccoli ghiacciai sotterranei e dai torrenti d'acqua formatisi per il progressivo scioglimento delle nevi.

Le grotte della Val di Scerscen:

Vogliamo qui soffermarci su una di queste aree, prendendo in esame in particolare le grotte carsiche della val di Scerscen, una delle valli più belle e selvagge dell'alta val Malenco.
La prima grotta (sono in tutto tre), fu scoperta ma non immediatamente segnalata, nell'ormai lontano 1978 dai cacciatori fratelli Selvetti detti "Marsool", in occasione di una battuta di caccia al camoscio e venne chiamata appunto "Tana dei Marsòol", la seconda, quella posta a quota più elevata fu segnalata nel luglio 1986 da un appassionato ricercatore di minerali e di erbe alpine, il sig.Giovanni Bardea detto "Veronica"(da cui il nome dato alla grotta), la terza, detta "Morgana", nel 1990 da Paola Tognini, Mauro Inglese ed altri speleologi, autori fra l'altro dell'articolo apparso nei primi anni '90 su "Il Grottesco" rivista del GGM SEM CAI e da cui sono tratti i rilievi con sezione longitudinale e trasversale qui pubblicati.
Queste grotte si sono formate probabilmente durante le varie glaciazioni, in seguito al forte ruscellamento derivante dalle enorme masse glaciali sovrastanti; le acque sotterranee si incanalavano in questi enormi condotti di scarico, facendosi spesso largo anche attraverso dei condotti laterali che si aprivano poi sul fianco della montagna dando origine a cascate.
La grotta "Veronica" è costituita da un salone iniziale da cui si dipartono due rami, uno ascendente e uno discendente che si estendono per 160 metri il principale e per 90 metri il condotto collaterale fossile.
Il ramo ascendente presenta una parte iniziale abbastanza larga e praticabile con un restringimento finale in una fessura inaccessibile; del materiale franato ostruisce poi una galleria laterale che potrebbe riservare delle sorprese.
Il ramo discendente, in cui si incanala l'acqua proveniente da un unico camino, è caratterizzata da una galleria principale con numerose gallerie freatiche minori, purtroppo non praticabili e probabilmente quasi tutte collegate all'esterno, data la notevole circolazione di aria gelida; la galleria principale termina poi in un piccolo sifone sabbioso dove l'acqua di discesa forma un piccolo laghetto.
In questa grotta non sono presenti concrezioni interessanti come invece avviene nelle altre due grotte; sono però presenti il cosiddetto "velo di monte"(formazioni puntinate di argilla) e vermicolazioni argillose sul soffitto e sulla parte alta delle pareti oltre a conglomerati fluviali, che sono prova dell'esistenza di un precedente più vasto sistema poi scomparso per erosione.
E.Sagliani segnalava in un suo articolo dell'89 la presenza di un esemplare di probabile fauna cavernicola, individuato su un masso di crollo, a margine di una fessura, in cui poi l'animale è scomparso.
La grotta detta "Tana dei Marsool", dalla analoga conformazione freatica e il cui accesso è situato in posizione già più difficilmente accessibile, presenta a differenza della prima, un notevole ed interessantissimo concrezionamento , costituito da bellissima aragonite e calcite coralloide, che testimonia la presenza di un gocciolamento intenso e diffuso.
La terza ed ultima segnalata, come già detto nel 1990, presenta uno sviluppo reale di 350 m con un dislivello di 100 m; l'ingresso, che è a quota 2663 m, sul fondo di una piccola dolina introduce ad un cunicolo che si allarga poi in una galleria freatica ellittica con una pendenza di 30°, sul fondo della quale scorre un piccolo torrentello; un'altra galleria interseca poi la prima e dà accesso ad una sala da cui si diparte la galleria principale, un vero e proprio meandro alto una decina di metri, da cui si staccano lateralmente vari rami minori.
Si possono osservare nella parte più alta della grotta rare concrezioni di calcite e aragonite; lungo il percorso si incontra poi una cascata e la grotta cambia forma e direzione; mentre l'acqua si incanala in una stretta e impraticabile feritoia, la galleria continua il suo percorso con il fondo ingombro di ciottoli levigati dalle acque fino a un antico sifone sospeso.

Valorizzazione dell'area delle grotte:

Sulla spinta dell'entusiasmo degli scopritori e dei successivi visitatori come Pietro Nana, appassionato studioso di cristalli e minerali, Ermanno Sagliani, giornalista e guida turistica, la guida alpina Piero Picceni e il geologo Alfredo Agosto (che si prestano ogni anno a condurre frotte di turisti a visitare le grotte), la guida Celso Nana ed altri, si sono fatti vari progetti di valorizzazione della zona ed anche la Comunità Montana aveva messo nei suoi programmi la creazione di un'apposito "parco delle grotte" per tutelare questa area carsica che costituisce per la Val Malenco un vero e proprio "unicum geologico e speleologico".
Si spera che tutto non vada poi a finire nel "dimenticatoio" come spesso accade ma che la Val Malenco sappia valorizzare non solo le piste da sci, con progetti talvolta faraonici ma spesso anche poco rispettosi dell'ambiente (ci sono stati di recente due episodi che indicano un grave cedimento su questo versante da parte delle amministrazioni comunali con permessi rilasciati a centraline sia sul Mallero a Chiareggio che sul torrente Scerscen nella zona di Franscia) , ma anche quegli aspetti naturalistici ed ecologici, che poi, alla fine dei conti, sono quelli che più contano per una vera rivalutazione della valle e per garantire la continuità del fenomeno "turismo" in una determinata area.

Bibliografia:

Scoperta sensazionale in Val Malenco, Eco delle Valli del 3 febbraio 1987.
P.N.- U.A., Alla scoperta della Valmalenco, El Muleta Ed. Operatori turistici Caspoggio Dicembre 1986.
P.Tognini, Il Grottesco, Ed. GGM SEM CAI.
E.Sagliani, Rassegna C.C.I.A.A. n.4 1989.
Sito internet: http://www.valtline.it/Ivo/grotte



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