Val Malgina e Val Caronella: sci-alpinismo nel cuore delle Orobie più misteriose



(da Concreta Magazine - anno IX n.2 Giugno 2004)

Sono due degli itinerari più suggestivi delle Orobie, sia d'estate che d'inverno, in quanto offrono la possibilità di risalire e, soprattutto in inverno, di scendere con gli sci, due delle valli più spettacolari della provincia.
Soprattutto la val Malgina permette, data la particolare conformazione, di discendere quell' ardito e stretto vallone, detto "canalone di Malgina" che con i suoi circa 1400 metri di dislivello, costituisce il più lungo canalone delle Orobie Valtellinesi.
Si ha inoltre la possibilità di visitare due delle valli più selvagge e meno conosciute dell'intera Valtellina, con la possibilità di raggiungere due delle cime più alte e più panoramiche, il Pizzo Malgina (2926 m) e il Pizzo Torena (2911 m) con in in più, per la val Malgina, il brivido di sciare sentendo scorrere sotto gli sci un torrente impetuoso e il rischio di un bel bagno gelato se non si evitano con cura, eventuali falle nel fondo ghiacciato.
L'itinerario della Val Malgina è da effettuarsi, per i motivi di cui sopra e per trovare quindi le migliori condizioni possibili, preferibilmente nei mesi di maggio inoltrato o addirittura, quando possibile, a Giugno o Luglio; infatti solo a fine primaverao e inizio estate non c'è più pericolo di caduta di slavine dalle ripide pareti laterali del canale; in questa stagione la neve ha ormai completamente riempito il fondo del vallone, venendo a formare quel tappo gelato che costituisce la pista ideale per i più arditi sci-alpinisti.
Entrambi gli itinerari richiedono un tempo di percorrenza piuttosto lungo che va dalle 4 alle 5 ore, a seconda dell'andatura.

Val Malgina

Salita: Arrivando con un fuoristrada fino alle baite Carro o addirittura alle baite Campo si riesce a guadagnare quei tre o quattrocento metri di dislivello, rispetto alla partenza da Cortivo, che fanno sì che l'itinerario sia fattibile, senza dover troppo correre, in una sola giornata.
Si risale la vallata toccando le Baite Colombini (1000 m), il Bivacco "Baita Pian della Valle" (1176 m), la Baita Paltani (1215 m) e la Petta (1452 m), che possono costituire degli ottimi punti d'appoggio per un eventuale pernottamento; dopo un leggero avvallamento con un ripiano ecco sulla sinistra improvvisamente aprirsi l'inizio del lungo canalone della Malgina.
Superando le bocche d'uscita del torrente che scorre sotto il ghiaccio e la neve accumulatasi per le slavine in fondo al canale, si comincia a salire, accompagnati soltanto dal fruscio delle pelli che scivolano sulla neve e da qualche ritmico cigolio di scarponi; fa da sottofondo il sordo fragore dell'acqua che scende impetuosa e che lungo il cammino capita di poter scorgere attraverso voragini che si aprono nel fondo gelato.
Al termine della lunga salita si arriva ad una rampa quasi verticale, da salire con prudenza, che conduce al passo dell'Omo di Malgina, caratterizzato dalla presenza di un grosso masso (che sarebbe appunto l'omo).
Dal passo, dopo avere contemplato la bella vista sul lago di Malgina che giace, in questa stagione spesso gelato, ma dal magnifico color turchese nei mesi estivi, in fondo alla parete verticale che dà sul versante bergamasco, chi vuole proseguire verso la cima, deve tornare sui propri passi e scesi circa duecento metri di dislivello, riprendere il sentiero che, sulla sinistra scendendo, conduce alla cresta e poi lungo il versante sud-est, da percorrere sempre con prudenza, fino a raggiungere i 2926 m della maestosa cima, lassù dove non è raro vedere una coppia di aquile inanellare i loro maestosi volteggi.
Salendo questa valle in estate ho potuto purtroppo verificare come il problema delle acque provinciali, oggetto di predazione non solo da parte di Enel e Aem, come in questo caso, ma grazie alla legge Bersani anche da parte di centinaia di piccole ma esiziali captazioni idroelettriche private, sia ormai giunto a livelli gravissimi; il problema è stato ormai messo pienamente in luce da varie campagne di stampa e dalle raccolte di firme promosse da varie emerite associazioni locali, sia in Val Malenco, che è la valle più danneggiata, come anche in Val Schiesone , in val Grosina e in comuni di fondovalle come Berbenno.
Antonio Boscacci, non solo scrittore di fatti di montagna ma anche alpinista distintosi nella storia provinciale di questo sport, ricordava in una delle sue guide, questo torrente come il paradiso dei pescatori proprio per la ricchezza di fauna ittica; purtroppo oggi , il corso d'acqua è ormai ridotto allo stato di greto secco e sassoso privo di qualsiasi forma di vita.
Come ben si sa i rilasci minimi vitali che dovrebbero garantire quel minimo di flusso idrico che permetta al torrente di far vivere non solo le trote ma anche la non meno importante microfauna presente nelle erbe, nelle alghe e nei limi del fondo, non vengono quasi mai rispettati grazie anche, cosa ancor più grave, al fatto che nessuno controlla e punisce questi abusi.
E'infatti impressionante poter contemplare nella parte alta della valle, imponenti cascate, alte centinaia di metri, che trascinano a valle ettolitri di purissima acqua alpina che però improvvisamente sparisce più a valle in un cunicolo, lasciando completamente a secco tutto il restante corso che dai 1500 m circa porta fino alla confluenza con la grande madre Adda.
E' stata recentemente trasferita la competenza sui rilasci delle autorizzazioni di questo delicato settore dalla Regione alla Provincia; si spera quindi che le cose in futuro possano migliorare in modo da evitare che le nostre verdi valli, ricche un tempo di vita, siano presto tutte ridotte ad aridi e inutili ricettacoli di tubature.

Discesa: Lungo la via di salita fino alla Baita Paltani (dove in genere si trova ancora neve), percorrendo in un solo fiato vertiginosi ed indimenticabili 1400 metri di discesa, in alcuni punti al limite dell'estremo.

Val Caronella

Salita: Valle bellissima, seppur deturpata dalla presenza di enormi tralicci che portano nelle città lombarde l'energia elettrica prodotta in Valtellina o proveniente dalla Svizzera, come abbiamo potuto scoprire durante l'ultimo black out che ha messo al buio quasi tutta la nazione, la lunghissima val Caronella è frequentata soprattutto in Estate da gitanti ed escursionisti che raggiungono il passo omonimo.
Si parte in genere da Carona, simpatico e accogliente paesino, ormai quasi disabitato di inverno, ma talvolta si riesce ad arrivare fino a Prà di Gianni (1339 m), riuscendo così a ridurre il dislivello massimo a circa 1600 metri.
Se si posteggia invece appena sopra il paese, dopo avere messo gli sci ai piedi si sale sopra Carona entrando nella valle sulla destra, seguendo il percorso di una strada sterrata che con larghi tornanti sale appunto fino a Prà di Gianni.
Da qui, dopo avere attraversato il torrente, invece di prendere a sinistra salendo lungo il versante destro orografico dove inizia un altro interessante itinerario sci-alpinistico, quello per la Cima Lavazza, si gira a destra seguendo il corso del torrente e si percorre tutto il lungo piano che porta a Prà della Valle (1363 m), affascinante e assai riposante piana erbosa attraversata da un fresco torrente dove amano sostare d'estate frotte di campeggiatori; si prosegue quindi salendo nel bosco sulla sinistra per poi spostarsi su uno sperone assai ripido sulla destra.
Si segue da qui in poi il sentiero che diventa assai ripido fino a sbucare improvvisamente nella parte più alta della valle dove si può procedere su pendenze più dolci fino alla Malga Caronella (1858 m), dove sulla facciata di una baita si può notare un rustico san Lorenzo scolpito in legno .
Prima opzione è quella di proseguire sulla destra, prestando attenzione nel primo tratto a slavine che possono scendere dai ripidi costoni laterali, lungo la linea dell'elettrodotto, oltrepassare due tralicci, per poi risalire lungo i ripidi dossi che immettono nel vallone sotto il Passo dell'Omo.
Raggiunto questo. a 2441m, si può proseguire sulla facile cresta di sinistra abbandonando gli sci pochi metri sotto la cima rocciosa di quota 2620 m, che si raggiunge senza particolari difficoltà.
Seconda opzione è quella di proseguire sempre verso sud fino al passo di Caronella e al rifugio A.E.M. La terza opzione, che è anche la più impegnativa, è quella di proseguire diritti verso sud subito dopo la Malga Caronella, addentrandosi diritti nella valle per raggiungere il ripido canalone, da affrontare solo con neve assolutamente sicura, che porta al passo del Serio (2694 m) e poi alla cima del Torena (2911 m).
Per salire all'anticima è prudente ma non necessario abbandonare gli sci e salire con i ramponi ai piedi, mentre l'ultimo tratto di cresta va affrontato obbligatoriamente a piedi.
Dopo il passo di Caronella, come anche dal Torena si può allungare lo sguardo sul bellissimo panorama delle valli del Serio e sul grande lago artificiale del Barbellino.
A conferma del relativo isolamento di questa come delle altre valli di questa area orobica, è giunta nel febbraio 2003 la conferma che la segnalazione del gennaio 2002, relativa all'avvistamento di un magnifico esemplare di lupo nelle Alpi Orobie, nell'area compresa tra i monti di Castello dell'Acqua, Carona e la val Belviso ed esattamente tra le Baite Paierone e la Baita Pianelle, era esatta; sono infatti giunti i risultati delle analisi di laboratorio effettuate sulle "fatte" rinvenute nella zona, che hanno confermato trattarsi di lupo appenninico, della stessa specie di quello già abbattuto in val Bregaglia. L'animale si è probabilmente trasferito in questa zona perchè selvaggia e isolata, poco frequentata dall'uomo e assai ricca di fauna, per la presenza della vicina riserva di val Belviso. Nel mese di marzo poi, a conferma di una presenza a cui dovremo fare gradualmente l'abitudine, è giunta la notizia di altri due avvistamenti di lupi appenninici nella zona di Coira in Svizzera.
Nella vicina val Belviso è presente, unica zona in provincia, il muflone, qui introdotto in riserva per ragioni venatorie, mentre numerosi come in tutte le Orobie sono i camosci e da qualche anno anche piccoli branchi di stambecchi che si spostano lungo il crinale tra bergamasca e Valtellina dalla Val Gerola , dove sono stati introdotti anni fa, fino al Pizzo del Diavolo di Tenda e a quello di Malgina.

Discesa: Per la via di salita oppure per il versante destro orografico fino alla malga di Caronella.



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