Itinerari mineralogici tra cristalli di quarzo e galena color dell'argento



Gli itinerari mineralogici proposti attraversano zone in cui è presente quel bellissimo minerale che è il quarzo o cristallo di rocca, minerale che ha sempre affascinato l'uomo fin dalla preistoria per la sua straordinaria limpidezza tanto da essere considerato dagli antichi come ghiaccio cristallizzato e solidificato. Cristalli di quarzo sono stati ritrovati in vari siti preistorici ed anche al Pian dei Cavalli in val Chiavenna, accanto ad antichissimi focolari di cacciatori alpini che evidentemente ne erano istintivamente attratti utilizzandoli poi come componenti di monili e collane .
E' quindi opportuno dire due parole su quello che è uno dei minerali, che pur non essendo per niente raro, è sempre tra i più più ambiti e ricercati dagli appassionati.
Del quarzo della nostra provincia e della Val Malenco in particolare e delle sue forme cristalline hanno effettuato in passato vari studi nomi illustri come Jervis (1873), Curioni (1877), Artini (1891) e Magistretti (1943) e i migliori e più noti cristalli di questo minerale provengono in genere da filoni facenti parte di faglie tardo alpine in cui sono presenti, oltre naturalmente al quarzo, anche frammenti di rocce incassanti e abbondante materiale carbonatico, attraversati da fluidi ricchi di silice e CO2.
La località più nota e denominata appunto "Dosso dei Cristalli", situato sulle pendici del Monte Motta in Val Malenco a ridosso della miniera di talco della Bagnada che si colloca geologicamente nella cosiddetta falda Suretta e precisamente nella zona Lanzada Scermendone, è sempre stata famosa per la bellezza dei campioni qui estratti, che presentano in genere come abito dominante quello cosiddetto del Delfinato con segnalazioni assai rare di geminati del Giappone e del Brasile. Altri notevoli campioni dello stesso minerale provengono da altre zone della stessa valle del Mallero o della provincia, come dalla Val Chiavenna o da quella di Sondalo dove la "Piatta Grande e quella Piccola"sono soprattutto note per i cosiddetti "cristalli a scettro", così chiamati proprio per la loro caratteristica forma, composta da due prismi sovrapposti di cui quello superiore presenta diametro in genere leggermente più ampio.
In val Chiavenna poi, nell'ambito dei porfiroidi permiani presenti nella parte superiore della falda Tambò, entro le fessure degli gneiss, le cosiddette beole e delle quarziti dello Spluga, sono presenti, oltre ai notevoli, non solo per le dimensioni, cristalli di Starleggia, della Val Loga e delle cave di Isola, anche i caratteristici "faden" cioè cristalli in genere dalla forma appiattita attraversati da una banda di color latteo, residuo di una antica frattura poi risaldatasi.
Il quarzo è presente però non solo negli gneiss e nei marmi dolomitici e calcitici della falda Suretta e Tambò ma anche in altre formazioni ed altre unità tettoniche come nelle falde dolomitiche cosiddette di ricoprimento, nei filoni aplitici e nelle cavità delle pegmatiti in genere.
Proprio due di queste giaciture presentano i cristalli di quarzo o di rocca come si preferisca chiamarli che proponiamo con questo itinerario e che anche se meno noti e di dimensioni meno ragguardevoli di quelli esaminati prcedentemente, non sono per questo meno interessanti.
Le rocce che ne fanno da scrigno, appartengono a un'area che fa parte di una zona geologica diversa da quelle già citate ed esattamente all'Austroalpino indifferenziato (Medio Superiore) facente parte della così chiamata "Falda raddrizzata meridionale", situata appena a nord della Linea del Tonale e alle coperture dolomitiche permo-mesozoiche della falda del Bernina (Austroalpino inferiore).
Il primo itinerario ci porta sopra Berbenno e Polaggia dove, sulla strada che unisce Prà Isio all'Alpe Caldenno sono stati ritrovati anni fa piccoli raggruppamenti di limpidi cristalli di quarzo assieme a cristalli meno limpidi ma interessanti per il colore dato dalle inclusioni verdastre di altri minerali; nella stessa zona ma in altra località più a valle sono stati segnalati ora, in alcune fessure riempite di clorite pulverulenta, che caratterizzano le rocce della zona, prevalentemente paragneiss, ortogneiss e micascisti, piccoli raggruppamenti di cristalli delle dimensioni di alcuni centimetri con inclusioni di laminette di ematite in paragenesi con periclino. Per quanto riguarda Prà Isio, questa località era fino ad ora ricordata soprattutto per la presenza, nella Val Grande, che separa Prà Isio da Prà Maslino entro la formazione degli gneiss del Monte Canale, facenti parte del Cristallino del Bernina (Austroalpino Inferiore), di un notevole affioramento di clinothulite rosa, simile a quello del Pizzo Tremogge (Formazione del Monte Senevedo facente parte della Falda Margna (Pennidico superiore). La particolarità e l'originalità di questo ritrovamento sulle Alpi Retiche è dato dal fatto che è avvenuto nei mesi invernali quando la neve tutto ricopre e soprattutto avendo ai piedi un paio di sci (cosa che non mi era mai finora capitata).
Il secondo percorso riguarda invece i cristalli di quarzo di una località situata in quella meravigliosa e panoramica area che è la zona dei Piasci e di Arcoglio e precisamente in una valletta laterale della Val Torreggio in direzione del Sasso Bianco; questo minerale che era già stato segnalato in passato sia nella zona della cima appena citata che del lago di Arcoglio in campioni poco rilevanti, è qui presente entro i tipici marmi dolomitico-calcitici del Triassico che costituiscono la copertura della Falda Bernina affioranti nella zona: si tratta di cristalli di quarzo di dimensioni che raggiungono in casi eccezionali anche i 7 cm di lunghezza e i 3 cm di diametro, di notevole trasparenza e bellezza, associati in genere a belle cristallizzazioni di dolomite con galena il più delle volte in masserelle compatte ma anche in rare cristallizzazioni cubiche raramente centimetriche, rivestite di una patina biancastra non solubile agli acidi .
Già il Curioni (1877) ricordava ai suoi tempi che alla Corna di Zana, sopra il torrente Torreggio erano stati fatti tre tentativi di escavazione in un banco di quarzo di 40 cm di spessore che conteneva anche tracce di minerale di piombo e più recentemente nella stessa località viene segnalata galena associata a sfalerite con calcite e quarzo. Così come al Sasso Bianco e al lago di Arcoglio, dove già da tempo sono segnalati, nei marmi dolomitici con quarzo e calcite, granuli di galena e sfalerite.
Come detto sopra, sia la galena che il quarzo sono poi stati segnalati nella zona anche in tempi più recenti ma non in campioni di particolare interesse; quello che dà un segno di novità a questo ultimo ritrovamento è l'abbondanza del solfuro di piombo, che si presenta non solo in masserelle compatte e assai brillanti ma anche in rari cristalli cubici, e la particolare bellezza dei cristalli di quarzo, presenti anche in forme geminate assai interessanti.
In tempi in cui i ritrovamenti diventano sempre più rari e le tradizionali aree mineralogiche sempre più frequentate, fa certo piacere scoprire qualche nuova località in cui poter sfogare la propria ansia di ricerca. La nostra speranza è che le nuove segnalazioni continuino ad arricchire il già consistente patrimonio mineralogico della nostra valle e che questo meraviglioso habitat naturale in cui viviamo, cioè quello alpino e della montagna in genere, in continuo divenire per sua stessa natura, ci riservi sempre in futuro qualche gradita sorpresa.

Franco Benetti



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