La variopinta famiglia dei picchi



Chi, almeno una volta nella vita, camminando in montagna, non si è fermato ad ascoltare, un insistente, lontano tambureggiare che lo incuriosiva. Qualcuno,forse cercando funghi o raccogliendo castagne è stato attirato da un variopinto uccello che si arrampicava rapido e furtivo su un ontano, su un abete o un castagno; qualcun altro, magari andando a pescare o passeggiando lungo un fiume ha visto sfrecciare nel cielo un grosso uccello verde o spuntare dall'erba un capino rosso in ritmico movimento: è avvenuto forse così il primo incontro con uno dei rappresentanti della meravigliosa famiglia dei Picchi.
A parte alcuni suoi rappresentanti, come il Torcicollo (Jynx torquilla), così chiamato per la sua straordinaria capacità di girare completamente la testa all'indietro, dotato di un piumaggio abbastanza anonimo, color marrone delicatamente chiazzato e striato di grigio e di nero, con le parti ventrali piu chiare e chiazzate a strisce e puntini, tanto da somigliare lontanamente a un tordo, la famiglia dei picchi è stata gratificata dalla natura con una colorazione straordinariamente vivace. Anche il Torcicollo ad ogni modo appartiene all'ordine dei Piciformes e alla famiglia dei Picidae; si ritiene anzi che ne sia uno dei suoi componenti più primitivi proprio perchè non presenta due caratteristiche tipiche dei picchi: non ha le rigide penne caudali che servono ai picchi quando si arrampicano sugli alberi e il suo becco è debole e non in grado di incidere il legno. Il Torcicollo ha però un dito che può allargare facilmente all'infuori, aiutando in tal modo l'uccello ad arrampicarsi sui tronchi e inoltre, caratteristica tipica dei picchi, è dotato di un lungo osso ioide, come base di appoggio della lingua.
E' lungo poco più di un passero domestico, circa 15 - 20 cm, ed è di costituzione assai delicata; si nutre di insetti, specie di formiche e delle loro pupe, di coleotteri, farfalle e loro larve. Data la sua capacità mimetica, è assai difficile distinguerlo sulla corteccia dei tronchi su cui vive e solo un improvviso movimento o il suo verso possono attirare l'attenzione; così è capitato a me quando una primavera, lungo l'Adda, ho potuto notarne una coppia avvinghiata alla corteccia di un salice dal tronco fatiscente, probabilmente in cerca di insetti.
Caratteristica principale di tutti i Picchi è quella di arrampicarsi, in genere con andamento a spirale, sugli alberi per poi restare aggrappati al tronco in posizione verticale, postura che è loro permessa dalle fortissime unghie e dalla corta coda rigida, che funziona da puntello. Hanno un robusto becco a scalpello che gli permette di percuotere la corteccia degli alberi e staccarla per cibarsi delle larve che vi vivono; si nutrono in ogni modo anche di insetti e di formiche. Tale percussione serve anche come segnale di delimitazione territoriale e per scavare i loro nidi che sono un vero capolavoro non solo di falegnameria ma di vera e propria ingegneria.
Data questa loro propensione agli strumenti da percussione, ho avuto all'inizio il dubbio di intitolare questo articolo come "La famiglia dei batteristi o dei tambureggiatori" ma poi ho dato preferenza al colore che è senza dubbio la loro caratteristica predominante. Solo forse l'ordine dei Coraciformi, a cui appartengono il Gruccione, il Martin pescatore e l'Upupa presenta esemplari che possono stare alla pari per vivacità di colore con i Picchi.
I Picchi più diffusi dalle nostre parti sono senza dubbio il Picchio rosso maggiore, il Picchio verde e il Picchio nero, per cui in questa sede trascureremo il Tridattilo (Picoides tridactylus) e il Cenerino (Picus canus), che nel nostro paese sono presenti esclusivamente nei settori orientali delle Alpi, rispettivamente con 50-100 coppie il primo e circa 1.000 coppie il secondo.
Il Picchio rosso maggiore (Picoides o Dendrocopos major)( è forse il più comune anche dalle nostre parti ed è facile vederlo volare da un albero all'altro o arrampicarsi sui tronchi alla ricerca di cibo. Lo si trova sia in pianura che a mezza montagna, preferibilmente se ci sono piante un po' vecchie, dal tronco magari già lavorato dalle larve e quindi facilmente attaccabile e ricco di cibo. Tra i Picchi è quello che tamburella sui tronchi degli alberi nel modo decisamente più veloce: dai 6 ai 12 colpi al secondo. Lungo circa 20 cm, ha il becco robusto e a crescita continua, i muscoli del collo sono sviluppatissimi, due artigli delle zampe sono orientati in avanti e gli altri due indietro per favorire la presa sui tronchi, e la coda è lunga e rigida per assorbire i contraccolpi. La parte superiore del corpo è nera, macchiata e barrata di bianco, mentre le parti inferiori sono bianche e il sottocoda rosso vivo (zampe e becco sono grigi). Il maschio, a differenza della femmina ha una macchia rossa sulla nuca.Vive in Italia dal livello del mare ai 1500 m di altitudine e al contrario del picchio dei paesi più settentrionali, quello italiano non migra. Nella sua dieta rientrano soprattutto le larve degli insetti del legno, che la lingua dell'uccello raggiunge nelle loro gallerie, ma anche formiche, semi, e qualche volta uova e nidiate dei piccoli uccelli del bosco. Tutta la sua vita si svolge sugli alberi, sui quali si arrampica agilmente, spostandosi con brevi voli da un tronco all'altro. Dall'esterno, il nido appare come un foro circolare, ma all'interno contiene una comoda camera tappezzata di trucioli. Qui a maggio vengono deposte circa 6 uova, che vengono covate per 2 settimane circa. I piccoli rimangono nel nido poco più di 3 settimane, costantemente nutriti dal padre, che può tornare portando loro il cibo anche 250 volte al giorno.
Il Picchio verde (Picus viridis), è lungo circa 33 cm, con apertura alare di 51 cm e peso tra i 150-200 g. E' presente soprattutto nelle campagne alberate (boschi di pioppi), nei boschi di latifoglie in genere ed è più raro nei boschi di conifere; è caratteristico per il suo colore verde oliva nelle parti superiori, il groppone giallastro e il grigio chiaro delle parti inferiori. Il capo ha il vertice rosso e nel maschio è presente un mustacchio rosso orlato di nero posto appena sotto la mascherina nera che presenta attorno all'occhio. E' un Picchio di grosse dimensioni la cui dieta è costituita da insetti adulti e larve che cattura sotto le cortecce degli alberi grazie alla lunga lingua. Talvolta si ciba anche di semi e bacche delle piante e molto spesso di insetti o di lombrichi che, a differenza degli altri picchi, cattura al suolo. Nidifica nelle cavità degli alberi che può anche scavare con il robusto becco. La femmina depone in media 5-7 uova che cova, con la collaborazione del maschio per circa 18 giorni. E' diffuso in Europa, Africa del Nord-Ovest, ed Asia occidentale. In Italia è ancora abbastanza diffuso ma la sua presenza dipende dalla conservazione delle aree boscate, per cui in alcune zone, come è accaduto in Sicilia, dove si è già estinto, è seriamente minacciato. E', secondo la mia esperienza, il Picchio più difficile da fotografare, soprattutto il maschio, in quanto molto timoroso e quasi inavvicinabile; bisogna sapere approfittare delle stagioni in cui è più indaffarato in faccende amorose, nell'alimentazione sua e della famiglia o nella preparazione del nido.
Il Picchio nero (Dryocopus martius), solitario e territoriale, presente sia in Europa che in Asia, è il più grosso di tutti i Picchi essendo grande all'incirca come una cornacchia (circa 46 cm) ma è più snello, con l'inconfondibile cresta rossa tipica del maschio (la femmina ha rossa solo la porzione posteriore del capo) e il becco lungo e robusto. Ha bisogno di una dieta molto variata, costituita in gran parte dalle larve degli insetti che si nutrono del legno, che sono più abbondanti nei vecchi alberi, sotto la corteccia o direttamente nel legno, che viene perforato dal robusto becco e ispezionato tramite la lingua lunghissima e munita di piccolissime setole uncinate. D'estate si nutre però anche di frutti non disdegnando le formiche. Per tutte queste sue caratteristiche e dato che può vivere soltanto in foreste dagli alberi secolari, estremamente ben conservate, diventa sempre più raro e la sua presenza è un segno sicuro della salute di tutto l'ecosistema.
Scava quasi sempre ogni anno nei tronchi più grandi il suo nuovo nido, che è facilmente riconoscibile per la sua apertura ovale mentre quella degli altri picchi è rotonda; capita però che utilizzi sempre lo stesso nido per più anni.
Questa opera di scavo richiede un intero mese di lavoro sia per il maschio che per la femmina.
Il più pericoloso dei suoi nemici è la Martora, che si può infilare nel nido e sorprenderlo addormentato, ma anche l'Astore, il rapace specializzato alla vita nella foresta, riesce qualche volta a piombargli addosso in pieno giorno e a ucciderlo. L'incontro con questo Picchio è senza dubbio quello che è più in gradi dare forti emozioni all'appassionato birdwatcher, non solo per le dimensioni, la potenza del canto, ritmico e a volte lamentoso e la sua straordinaria bellezza, ma perché la sua improvvisa comparsa incute un certo rispetto misto ad ammirazione. Pur vivendo in preferenza nelle peccete intorno ai 1800-2000 m, frequenta spesso anche i boschi a più bassa quota non disdegnando di nidificare intorno ai 1000-1200 m, scegliendo magari il tronco di qualche robusto Ontano bianco.
Vi è poi un gruppo di uccelli, sempre piuttosto colorati, che fanno parte dell'ordine dei passeriformi e che non sono veri e propri Picchi, non avendo legami di parentela con i Picchi già visti sopra , ma che hanno acquisito tale denominazione per alcune caratteristiche come l'abitudine di spostarsi sui tronchi o sulle pareti verticali restando ben dritti e per essere dotati di un robusto becco, arcuato in alcune specie, con cui ricercano il cibo; sono detti passeriformi arrampicatori e si distinguono dai parenti più illustri, sia per le dimensioni molto più piccole che per alcune differenze strutturali fondamentali: tra questi citiamo il Picchio muratore, il Picchio muraiolo e il Rampichino che appartengono, il primo alla famiglia dei Sittidi e gli altri due a quella dei Cerzidi.
Il Picchio muratore (Sitta europea) che appartiene alla famiglia dei Sittidi, è lungo fino a 14 cm e ha la parte superiore di colore grigio-azzurro, con mascherina nera. Per arrampicarsi non si serve della coda ma di unghie, dita e zampe dalla particolare struttura. Vive prevalentemente nei boschi, ma non disdegna abbassarsi in parchi e giardini, nidifica in nidi abbandonati, restringendone l'entrata con un impasto di argilla e saliva e proprio da questa sua capacità di destreggiarsi con la malta, gli deriva l'appellativo di "muratore"; questo suo lavoro impedisce ad altri uccelli più grossi come tordi o cornacchie di penetrare nel nido, anche se non può impedirlo ai picchi rossi che facilmente, con il loro potente becco riescono ad allargare l'apertura e a fare strage. Si nutre di insetti, ragni, semi e nocciole, che è in grado di rompere pressandole nelle fessure della corteccia. Depone 6-8 uova in aprile-maggio, che cova per 2 settimane circa. La femmina ha il compito di covare le uova, ma entrambi si prendono cura della prole. E' l'unico Picchio in grado di scendere i tronchi a testa in giù e a camminare sulla parte inferiore dei rami, grazie alla grandezza e alla particolare struttura delle zampe che, in arrampicata sono poste una sotto e l'altra sopra e non sono mai tenute in parallelo.
Mi è capitato di vedere tra marzo e aprile una famigliola di questi Picchi, molto diffusi sulle nostre montagne anche fino ai 1800 m, lungo l'Adda, intenta a preparare il nido all'interno di una cavità scavata in un pioppo a circa 4 m dal livello del terreno; purtroppo dopo una settimana ho trovato la foresta di pioppi dei nostri picchi completamente rasa al suolo e all'interno del tronco le uova purtroppo già deposte. Questo solo per far capire come spesso anche i lavori effettuati sotto la direzione di uffici provinciali preposti a tali compiti e che dovrebbero tener conto anche dei periodi di cova, vengono talvolta effettuati nei periodi sbagliati, quando molte specie di uccelli hanno già costruito i loro nidi.
Il Picchio muraiolo (Tichodroma muraria), che appartiene alla stessa famiglia dei Rampichini, quella dei Cerzidi, è un vero rocciatore e frequentatore quindi di ambienti estremi per cui è più facile poterlo notare frequentando località dove sono presenti rocce verticali a piccoli balzi, meglio se riparate dal sole e piuttosto umide, come le gole attraversate da torrenti, dove lo si può vedere arrampicare o camminare grazie alla presa esercitata dalle sue unghie fortemente arcuate. E' possibile però anche osservarlo su ripide pareti appartenenti a dighe, vecchi ruderi o a mura cittadine.
Di colore grigio, si riconosce facilmente per le penne delle ali color carminio, ben visibili solo quando l'uccello si sposta in volo. Lo si incontra più di frequente tra i 1000 e i 2000 m di altitudine e occasionalmente sulle Alpi si spinge fino ai 3000 m, tuttavia non è propriamente un uccello montano, perché se trova un ambiente congeniale può scendere fino ai 400 m circa. Sono riuscito ad osservarne un esemplare anche nella zona di Ciappanico di Torre S.Maria (circa 800 m) appena sopra Sondrio, dove solitamente mi reco alla ricerca di minerali e dove sono appunto presenti alcune pareti strapiombanti: mi sembrava curiosamente intento, come il sottoscritto, alla ricerca, in qualche anfratto delle rocce serpentinose, non di insetti, ma di artinite, raro minerale, che cristallizza in appariscenti ciuffi di aghi bianchi. E' una specie sedentaria e solo d'inverno si sposta sulle pareti assolate, dove può ancora trovare degli insetti. Uova e larve di insetti e ragni sono il suo solo nutrimento, che estrae pazientemente con il lungo becco sottile dalle fessure della roccia, che esplora senza sosta durante il giorno. Nella tarda primavera il maschio corteggia la compagna svolazzandole intorno mentre la femmina provvede ad attrezzare il nido, in genere all'interno di una fenditura nella roccia. I piccoli nascono tra la metà di maggio e la metà di giugno, e dopo 3-4 settimane sono già in grado di provvedere a se stessi.
Il Rampichino (Certhia brachydactyla) è lungo circa 12 cm e ha un'apertura alare tra i 17 e i 20.5 cm. I sessi sono simili. È certamente la specie meno appariscente data la colorazione abbastanza anonima: le parti superiori sono striate di bruno, mentre sulla testa si delinea un sopracciglio bianco, mentre le parti inferiori sono bianche con i fianchi castani. Dal nome si intuisce subito che l'attività preferita di questo piccolo uccello è quella di arrampicarsi lungo i tronchi e i rami degli alberi. Diversamente dal Picchio muratore si arrampica solamente usando come sostegno le penne rigide della coda, premendole contro il tronco e non scende mai a testa in giù. Frequenta soprattutto boschi di latifoglie ma si rinviene anche nei boschi di conifere. Il nido è costruito dietro un lembo di corteccia o nella fessura di un tronco. La sua dieta è costituita prevalentemente da Insetti. Per il suo piumaggio mimetico, il Rampichino passa spesso inosservato, e il suo canto diventa, quindi, un'importante segno di identificazione. L'ho fotografato in pianura arrampicato sui salici ma anche in zone di mezza montagna
Il suo parente più stretto è il Rampichino alpestre (Certhia familiaris), che si distingue dal suo più stretto parente per avere la parte inferiore e i fianchi di un bel bianco pulito; è lungo anch'esso circa 12 cm, con apertura alare 20 cm e peso di 6-10 g ; è diffuso in Europa, Asia settentrionale ed America centrale e frequenta i boschi (soprattutto di conifere) purché vi siano alberi ad alto fusto. Si nutre di insetti e delle loro larve e ragni che cattura ricercandoli sulle cortecce degli alberi sui quali si arrampica con un caratteristico movimento a spirale. Imbottisce le cavità degli alberi con piume, lana e materiale vegetale per nidificare. La femmina depone 5-6 uova che cova per circa 16 giorni. L'ho fotografato in Val Gerola all'Alpe Larice ed è abbastanza comune anche nella zona di Pontresina dove convive con Cince di ogni tipo, altri Picchi e Nocciolaie.
Non vorrei avere annoiato il lettore, con troppi dati che mi sembravano però necessari per dare un'idea dei variegati costumi di questo fantastico gruppo di uccelli multicolori. Vorrei solo averlo spinto ad una maggiore curiosità e attenzione, essere riuscito a farlo desiderare ancora per un attimo, di stupirsi e restare a bocca aperta come un bambino, quando in futuro gli capiterà la fortuna, attraversando in pianura un pioppeto o passando in montagna, sotto un castagno, un ontano o un faggio, o in alta montagna in qualche bosco di larici e abeti, di incontrare uno di questi simpatici folletti, teneri e laboriosi piccoli amici del bosco.

Franco Benetti



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