L’assalto alle acque valtellinesi e valchiavennasche
(Considerazioni sulla situazione delle acque in provincia di Sondrio)



La nostra provincia, ricca un tempo di ampi ghiacciai, oggi ridotti spesso ai minimi termini e di acque pescose, è sempre stata oggetto di installazione di impianti idroelettrici da parte delle grandi società nazionali e regionali che, secondo quanto scritto nel discusso libro bianco “Acque misteriose” di Giuseppe Songini sulle acque, edito da Quaderni Valtellinesi, ci avrebbero sempre sottratto una quantità di acqua superiore a quanto stabilito dalle concessioni. Non solo, ormai da parecchi anni ed esattamente da quando è entrato in vigore l’ormai famoso decreto Bersani sulla liberalizzazione del mercato elettrico (DL 79/ /1999) poi integrato dal DL 387/2003 che praticamente esautora i comuni dal potere decisionale sul rilascio di nuove concessioni, anche gli alvei dei suoi torrenti sono diventati preda di società private che sfruttando la possibilità di facili guadagni (un impianto medio può rendere dai 500.000 agli 800.000 € all’anno) e installando i loro impianti di captazione li hanno resi sempre più asciutti e privi di alcun segno di vita; l'esiziale diffondersi delle sempre più numerose concessioni per centraline idroelettriche per lo sfruttamento dei piccoli salti, rilasciate dalla regione e da amministrazioni locali (comuni che hanno l’ardire di definirsi turistici) sempre più miopi, che oltre a prosciugare i corsi d'acqua della provincia, ne interrompono il corso creando danni irreparabili all'ambiente con gravissime ripercussioni sulla microfauna e sull'habitat di innumerevoli specie vegetali e animali, è ormai diventato uno dei problemi vitali della provincia e uno dei temi più ricorrenti su cui si sofferma la stampa locale e intorno al quale si organizzano innumerevoli convegni (tra i più recenti quello di Sondalo intitolato “Acqua bene comune” su iniziativa di Mountain Widerness in collaborazione con Lega Ambiente. E’opportuno innanzittutto fornire qualche dato sulla situazione delle acque in provincia: sono addirittura 310 le opere di captazione o di presa, di cui 39 grandi impianti e 30 di media dimensione e ben 74 piccoli impianti installati ormai sul 90% dei corsi d’acqua della provincia di Sondrio che dalle decine di valli laterali si riversano poi nel fiume Adda o nei suoi affluenti principali, proprio quei piccoli corsi d’acqua che rendevano la nostra valle unica per la fertilità dei terreni e la rigogliosità della vegetazione; le dighe sono 56 con una capienza complessiva di 400 milioni di metri cubi d’acqua, le condotte sono lunghe 500 kilometri e la produzione complessiva di energia è di circa 6 miliardi di Kwh, il 50% della produzione regionale e il 12% di quella nazionale. Si tenga presente che province abituate a difendere meglio il loro territorio e abituate da secoli a ben gestire il proprio turismo, come quelle di Bolzano e di Trento hanno, la prima la metà di impianti di captazione e la seconda solo un quarto. Facciamo poi notare, se questi numeri non bastassero, che sono giacenti presso gli uffici competenti ancora circa 100 domande in fase di istruttoria, presentate soprattutto da società di fuori provincia. Fortunatamente, anche se evidentemente un po’ tardi, dati i numeri sopra esposti, l’opinione pubblica, attraverso alcune associazioni ha cominciato da alcuni anni a farsi sentire; è opportuno quindi fare un po’ d’ordine e riassumere brevemente quanto accaduto in questi anni: l'Unione pesca e vari Gruppi e Comitati sorti spontaneamente sul territorio provinciale (circa 14 allo stato attuale) tra cui ricordiamo il Gruppo Valmalenco, il primo ad intervenire sul tema, il Comitato Val Schiesone. Il Comitato Val Grosina e il Comitato Acqua nostra, ora raccolti nello Iaps l’Intergruppo Acque, oltre ad associazioni regionali e nazionali come Lega Ambiente, stanno svolgendo, in questo settore, un meritevole lavoro di controllo e mappatura sul rispetto dei rilasci minimi vitali previsti dalla legge e in qualche caso, come in Val Schiesone, in Val Grosina e a Santa Lucia in Valdisotto (con l’appoggio dell’associazione Acquanostra il comitato popolare sì era opposto con ogni mezzo agli espropri dei terreni per la realizzazione di una centralina sul torrente Cadolena), sono riusciti a bloccare temporaneamente o definitivamente la stessa costruzione delle centraline. Nel caso della Val Schiesone, nel corso del 2004 era giunta la notizia che la Commissione Europea, aveva deferito l'Italia davanti alla Corte di Giustizia dell'Unione per il progetto di derivazione idroelettrica del torrente Schiesone, in comune di Prata Camportaccio e che nel testo della decisione presa, si faceva specifica menzione del rischio di estinzione di specie vegetali e animali pregiati, tra cui si citano addirittura la lontra (Lutra lutra) e l'ululone dal ventre giallo (Bombina variegata). Nel 2005 si è poi aperta una vera e propria campagna in difesa delle acque della Val Masino, dove sembravano essere minacciate sia la zona della Val di Mello, una delle aree più incontaminate della provincia, sia l'area dei Bagni di Masino sopra S.Martino che quella di Preda Rossa ai piedi del Disgrazia. In questo caso anche il Comune era chiaramente schierato sulle posizioni di varie associazioni come la Mello's Climbers, l'Associazione Kima e le Guide alpine della Valle, dichiaratesi pronte a seguire qualsiasi strada pur di salvaguardare la Val di Mello. Nell'estate del 2005 era poi per fortuna arrivata a placare un pò gli animi, la buona notizia da parte della Provincia di Sondrio dell’avvenuto rigetto di ben quattro domande riguardanti le acque della Val Masino, e, a fine anno di quella relativa alla Val Fontana, con la motivazione dell’assoluta incompatibilità che tali progetti hanno con il mantenimento di una situazione ambientale minimamente accettabile. Questo pannicello caldo non è però stato sufficiente ad arrestare l'assalto alle acque valtellinesi e il corrispondente insorgere delle popolazioni locali: tra i movimenti spontanei sorti nel 2005 nella popolazione per combattere il fenomeno delle centraline, citiamo quelli organizzati dai cittadini di Sondalo che si sono opposti alla proposta di captazione delle acque del torrente Rezzalasco, di Torre S.Maria per il torrente Torreggio, di Castione e Postalesio per il torrente Bocco, di Chiesa Valmalenco per la valle del Mallero sotto San Giuseppe, di Talamona per la Val di Tartano e così via. A completare il quadro si è formato agli inizi del 2006 un apposito Comitato popolare denominato H2Orobie tra i Comuni della fascia orobica da Piateda a Fusine, come conseguenza dell'arrivo a fine anno, agli uffici competenti, della richiesta, da parte della società Edison, di autorizzazione per poter captare le acque del Madrasco, Livrio e Cervio rispettivamente in val Madre, Val del Liri e Val Cervia , in pieno Parco delle Orobie Valtellinesi, e per portarle con apposito condotto alla centrale di Piateda. Dagli incontri promossi da questo comitato è poi nato il già citato Iaps o Intergruppo acque provincia di Sondrio che si è fatto promotore di una richiesta di moratoria di almeno tre anni delle nuove concessioni idroelettriche in Valtellina e Valchiavenna; questo periodo di sospensione permetterebbe di effettuare una verifica scientifica sulla situazione idrogeologica del territorio e sulla eventuale capacità di poter sostenere nuove captazioni. Le ultime notizie del 2006 riguardano nuove richieste di sfruttamento per il torrente Antognasco sempre in Val Malenco ed esattamente in Val di Togno oltre a quella per il torrente Ratti nella valle omonima sopra Verceia in Valchiavenna (qui il Comune, nel settembre 2006 sembra avere preso posizione nettamente contraria al rilascio dei permessi. A questo punto la situazione è arrivata ad un tale livello di criticità che non si può più solo sperare che, in conseguenza del sempre maggiore livello di sussidiarietà presente nel nostro ordinamento e del conseguente graduale passaggio di competenze da Stato e Regione, a Comuni e Province, si arrivi ad una maggiore assunzione di responsabilità da parte della Provincia e che ad essa passi il controllo delle acque e delle concessioni per scopi idroelettrici. Il rischio infatti è che prima che si arrivi a questa nuova fase in cui l'Amministrazione locale, grazie alla facoltà di impugnare non solo le istruttorie sin qui fatte, ma anche le concessioni già date (bloccando quelle che non ottemperano agli obblighi di legge), riesca a porre un limite all'assalto delle acque valtellinesi e a chiarire una volta per tutte il problema delle portate in alveo e del minimo deflusso garantito (che dovrebbe essere il 10% della portata media naturale-nella maggioranza dei casi, i minimi attuali, fissati dalla Regione in 50 litri al secondo, sono decisamente sottoproporzionati, con la conseguenza del prosciugamento totale del reticolo idrico), il quadro generale sia ormai definitivamente compromesso con l'installazione di centraline in tutte le valli laterali della provincia. Sembrerebbe infatti che i controlli sui deflussi minimi di competenza della Provincia non vengano effettuati con la dovuta rigorosità e che il Comitato attualmente competente, secondo quanto stabilito dal Piano regionale, abbia concesso alle società idroelettriche termini troppo dilazionati (circa 10 anni), per mettersi in regola con gli stessi , lasciando così i nostri torrenti ancora asciutti per un periodo troppo lungo. Il decreto legislativo sui piccoli impianti di derivazione avrebbe poi delegato il potere decisionale alla cosiddetta Conferenza degli enti interessati convocata dalla Provincia, nel cui ambito i Comuni perderebbero quindi il potere che finora hanno avuto di dire l'ultima parola Nel corso del 2005 e 2006, l'Amministrazione provinciale, non competente a rilasciare permessi per i grandi impianti ma solo per i piccoli salti, sembra si sia ormai orientata ad assumere un atteggiamento più deciso nella difesa delle proprie zone a maggior tutela ambientale, respingendo le proposte per alcune delle valli minacciate e condividendo ormai ufficialmente negli ultimi mesi dell’anno la moratoria proposta dallo Iaps che sembra ora l’unica strada percorribile e condivisa anche da tutte le forze politiche provinciali. Sul tema si sono impegnati l’on. Gianni Farina con un’ interrogazione ai ministri dello sviluppo economico Pierluigi Bersani e dell’ambiente Alfonso Pecoraro Scanio e il sen. Giovanni Confalonieri con una risoluzione presentata in Parlamento il 27 settembre scorso, che dovrebbe portare in provincia per fine ottobre un’apposita delegazione della commissione parlamentare preposta a questi problemi. Si spera così di giungere all’approvazione di un piano delle acque della provincia di Sondrio che stabilisca finalmente limiti, vincoli e compensazioni per le eventuali derivazioni. E’ quindi cominciata una vera e propria battaglia, il cui esito finale sarà fondamentale non solo per l’ambiente naturale della Valtellina ma anche per il futuro economico della provincia, dei suoi agricoltori e dei suoi abitanti che hanno tutti i diritti di preservare non solo la propria terra dalle speculazioni ma anche di ottenere un ragionevole abbassamento dei costi al consumo, mai ottenuto dai nostri politici in 50 anni di storia recente.





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