Piccoli animali dei campi e dei prati nell'ecosistema dei canali circondati dai salici



I grandi salici che costeggiano alcuni canali in località Agneda, nella periferia Est di Sondrio, sono l'esempio principale di un'agricoltura inserita nel contesto del paesaggio e dell'ambiente naturale, nel segno della continuità tra gli agro-ecosistemi e il bosco fluviale. Infatti i prati della piana valtellinese, coltivati secondo i riti della fienagione, venivano circondati da filari di salice i cui rami - da quelli più grossi a quelli più sottili - venivano utilizzati nella fabbricazione delle gerla e delle ceste oltre che per legare i viticci. Si trattava cioè di una coltivazione parallela a quella della vite. Contemporaneamente avveniva uno scambio tra i macroinvertebrati che abitavano i due ecosistemi contigui. Salici e pioppi fungevano da riparo ombroso, durante l'estate, a coloro che si riposavano dopo le fatiche del taglio del fieno e della successiva lavorazione. Sostituivano i gazebo dei ristoranti che oggi si allungano sui marciapiedi di strade e piazze in città. Questo ambiente, di derivazione antropica, non mancava però di offrire riparo anche a diversi animali che costruivano nidi e tane nel cavo dei salici o sulle sponde dei canali. Dalla primavera all'autunno non era infrequente osservare nei prati i cumuli di terra delle talpe che, in genere, costruivano il nido principale alla base di un salice, evitando così la zona inondabile durante l'irrigazione periodica estiva. Sempre alla base delle piante si trovavano i ripari per vari roditori, dalle arvicole ai quercini. Biscia d'acqua, raganella e biacco completavano l'elenco dei vertebrati. Tra gli invertebrati non mancava il Gambero di fiume autoctono (Austropotamobius pallipes). Nei fossi non inquinati si può ancor oggi scorgere il Ditisco (Ditiscus marginalis), coleottero predatore, sempre attivo alla ricerca delle sanguisughe e di larve di insetti da aggredire e succhiare con le potenti mandibole scanalate. Sulle piante di salice è tutt'ora presente un corteggio di insetti che contendono alla pianta ogni spazio vitale. Si assiste perciò ad una tenace resistenza da parte del salice che mantiene vive alcune parti del tronco, permettendo così ai suoi rami e alle foglie di prosperare, mentre altre porzioni vengono degradate dalla invadenza di vari coleotteri, sino all'attacco finale di formiche e funghi. Vediamo in sintesi di che cosa si tratta. Tra i cerambidi dalle lunghe antenne, si riconoscono il Grande Capricorno (Cerambyx cerdo) attivo volatore al tramonto e l'Aegosoma (Aegosoma scabricorne) quest'ultimo dalle antenne molto rugose e dai costumi notturni. Di giorno si ripara negli incavi del tronco. Sui rami frondosi, dove sgorga la linfa se vengono incisi dalle mandibole potenti di questi insetti, si trova anche l'Aromia (Aromia moschata) un insetto dal colore verde dal profumo inconfondibile di muschio che i nostri vecchi imprigionavano nelle tabacchiere per aromatizzare il tabacco stesso. Di qui il nome che Carol Linné (Linneo) diede a questo cerambice. Commensali al banchetto della linfa dolciastra sono anche la Cetonia (Cetonia aurata), di un bel verde smeraldo con tacche più chiare sulle elitre, e altre specie appartenenti alla stessa famiglia come la Eupotosia affinis, la Potosia cuprea, la Netocia morio, la Liocola lugubris e la rarissima Potosia fieberi, tutte assieme spesso incredibilmente presenti sui salici nell'intera piana di Sondrio. Difficile da vedere di giorno ma non raro nelle serate della tarda primavera anche il Cervo volante (Lucanus cervus) il più grande coleottero europeo con i suoi sette centimetri di lunghezza. Molto comune in certe annate anche lo Scarabeo rinoceronte (Oryctes nasicornis) la cui larva, a forma di "C" come quella del Maggiolino, ma di dimensioni nettameente maggiori, vive a spese di sfasciumi del legno nella zona radicale dei ceppi tagliati. Una vistosa specie predatrice è poi la Calosoma (Calosoma sycophanta), in certe annate assai numerosa alla caccia di bruchi della Limantria dispar, una farfalla spesso dannosa proprio ai salici. Naturalmente abbondano, soprattuitto ala fine dell'estate le libellule più grandi e vistose come le Aeschna sp. e alcune farfalle dalle ali iridescenti come l'Apatura ilia e, in primavera, la Cedronella (Gonepteryx rhamni), dalle ali giallo-limone nel maschio e l'Aurora (Anthocaris cardamines) il cui maschio ha l'apice delle ali anteriori color arancio vivo. Tra le ninfalidi non mancano l'Antiopa (Vanessa antiopa), che sverna e ricompare tra le prime in marzo, e la Vanessa multicolore (Nymphalis polycloros) "sorella maggiore" della Vanessa dell'Ortica (Vanessa urticae), la più comune nei prati assieme alla Cavolaia (Pieris rapae). In un concetto di Parco urbano estensivo, con la possibilità di aree di ri-naturalizzazione, anche questi lembi residuali di agro-ecosistema tradizionale, avrebbero validi motivi di esistere, al riparo dall'antropizzazione eccessiva ed invadente.

Paride Dioli





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