Sono tornati gli orsi in Valtellina



Nel numero 63 del 1997 di Quaderni Valtellinesi, cioè dieci anni fa, si celebrava con un articolo l’inaugurazione dell’Osservatorio faunistico di Aprica. Mi sembra ora giusto ritornare sull’argomento in occasione dell’arrivo in Aprica di due importanti e ingombranti ospiti, una coppia di orsi bruni, in onore dei quali quest’estate è stato addirittura indetto un concorso tra i turisti per la scelta di un nome appropriato da assegnare loro (Orfeo è il nome prescelto per il maschio). Dopo tanti anni oggi l’Osservatorio è una realtà che grazie alle visite guidate - organizzabili sempre con numero limitato di partecipanti, chiamando direttamente gli uffici turistici di Aprica o personalmente il direttore Bernardo Pedroni- attira migliaia di turisti ogni anno ed è diventato una attrattiva per tutte le scuole della Provincia che qui possono trovare un luogo in cui effettuare giornate di studio con personale specializzato che illustra le caratteristiche della fauna e della flora delle nostre montagne. Oggi questa realtà si arricchisce con la presenza di questi due stupendi plantigradi che si sono subito ambientati e hanno preso possesso dell’area appositamente creata per loro nella parte più alta dell’osservatorio.
Segnalazioni di orsi in Valtellina
L’orso non ha aspettato l’introduzione di Orfeo nell’osservatorio dell’Aprica e si è dato da fare negli anni passati e anche nel corso del 2007 e muovendosi con le sole sue zampe è giunto nelle nostre montagne dalle zone dove già vive in libertà come il parco dell’Adamello in Trentino. In questi ultimi anni le segnalazioni di avvistamenti (spesso tutte da verificare) si succedono sempre più frequenti: dal 1997, quando fu avvistato un orso bruno, nella zona del lago di Emet e del rifugio Bertacchi in val Chiavenna, proveniente probabilmente dalla Slovenia o dal Trentino, avvistamento poi confermato nella vicina val Curciusa, al 2002, quando un altro esemplare fu segnalato esattamente a quota 2000 m, sopra Cermine in quel di Gordona, al 2006 quando sulla stampa locale è apparsa la segnalazione del ritrovamento sulla neve nella zona dell'Alpe Lago in Val Gerola,, da parte di alcuni escursionisti, di grosse orme attribuibili ad un orso (segnalazione tutta da verificare in quanto può spesso trattarsi di trasformazione di impronte di altri animali), fino al giugno 2007 quando è addirittura stato avvistato in alta valle, a Trepalle e al lago delle Scale uno degli orsi reintrodotti in Trentino nell’ambito del progetto “Life Ursus”.
Spostamenti orsi allo studio del Parco dello Stelvio
Il Parco dello Stelvio sta seguendo con attenzione tutti gli spostamenti dei vari esemplari di orso bruno che sono stati avvistati dentro i confini dell'area protetta o immediatamente al di fuori. Potrebbero essere 4 gli animali sotto osservazione, ma per avere un quadro più completo della situazione servono altre informazioni che si stanno cercando attraverso le indagini biologiche su peli ed escrementi e in parte si potranno raccogliere attraverso i radio-collari di cui dotare gli animali previa cattura. Mentre in Trentino pare che le popolazioni locali non ci facciano più molto caso così come nell'area protetta Adamello-Brenta (dove è stato attuato il progetto di reinserimento dell'orso bruno), in Alto Adige c'è forte preoccupazione tra gli allevatori di pecore (l'orso ne ha uccise diverse e fioccano le richieste di risarcimento) mentre in Alta Valtellina per il momento vi è solo curiosità e attesa di conoscere l'evolversi della situazione.
Gli ultimi orsi in Valtellina
Gli orsi in Valtellina sono spariti dal 1902 e l’ultimo orso sembra sia stato ucciso nel bormiese, mentre altri due orsi vennero uccisi nel 1880 sopra Morbegno come ci racconta Serafino Vaninetti, autore di vari libri sulla sua Val Gerola, dove ha anche ristrutturato un mulino e organizzato il Musero Vanseraf “Mulino del Dosso”: “Quell'anno sull'Alpe Taiàà si era da pochi giorni caricato il bestiame per il pascolo estivo. I pastori che lo accudivano erano consci della presenza degli orsi che a quell'epoca giravano ancora liberi fra le nostre vallate e quelle del monte Legnone. Sapevao che gli orsi da poco usciti da letargo invernale, erano alla ricerca frenetica di cibo per integrare il grasso perduto. C'era quindi pericolo d'incursioni alla mandria. Cosa che purtroppo si avverò. Un mattino trovarono una giumenta parzialmente divorata. A Sacco in Valgerola questa notizia giunse subito, mettendo in subbuglio le famiglie che sull'alpe avevano le loro bestie. Si organizzò una spedizione per una battuta di caccia al plantigrado, composta dai fratelli Maresciall (soprannome di famiglia) provetti e coraggiosi cacciatori. Così nominati: Paolo Gambetta, classe 1851, Pasquale Gambetta detto Militar, classe 1853, Natale Gambetta detto Grupp, classe 1855. Si unì anche Antonio Vaninetti detto Pedio, classe 1863, che a quel tempo abitava la casa dell'Homo Selvadego ora monumento nazionale. Con l'inizio della spedizone nacquero anche le prime difficoltà. Già sulle tracce dell'orso, dal fucile ad avancarica del Pedio inavvertitamente partì un colpo che gli spappolò il piede destro. Per la storia, proprio il giorno dopo, doveva pubblicare le sue nozze a Sacco. La caccia in ogni caso continuò ed i fratelli Gambetta riuscirono ad individuare l'orso. Qui però le informazioni sul luogo sono disparate. E' certo che fu fra gli alpeggi di Stavel e Mezzana e non senza colpi di scena. L'orso fu ferito con una fucilata dal Gambetta ma l'animale reso furioso caricò il Militar che a sua volta tirò il grilletto del suo fucile ma il colpo non partì. Subì quindi la carica dell'orso che lo morse ad un ginocchio e suo malgrado dovette essere trasportato dai pastori in paese, per curare la ferita. Rimasero solo in due e nel mezzo di queste sfortunate disgrazie rimasero titubanti sul da farsi. Ma la fibra del montanaro e il coraggio del cacciatore ebbero il sopavvento. La caccia continuò all'inseguimento dell'orso ferito. Per cinque ore seguirono le sue tracce in val Fraina nella Valsassina e riuscirono poi ad ucciderlo. Un'altra uccisione d'orso fu a Gerola sull'Alpe di Pescegallo. Ad ucciderlo di prima persona fu il medico morbegnese Luigi Gualteroni, accompagnato da un non identificato Acquistapace di Gerola. Fu questo l'ultimo orso in Valgerola. Dai racconti degli anziani della valle, si vuole però che ad uccidere l'animale fu proprio l'Acquistapace e solo dietro pagamento di L. 500 il medico se ne attribuì il merito. L'ultimo orso in Valtellina fu ucciso nel 1902 nel bormiese e fu così che gli orsi scomparvero definitivamente dalle nostre montagne. Rimase solo il fastidioso prurito ben localizzato, forse vendetta degli orsi, appunto:"el mal de l'urs".
Critiche di lega Ambiente
Nei primi anni di attività dell’osservatorio di Aprica, le visite guidate furono criticate da Lega Ambiente, perché troppo numerose e “non convincenti né sotto l’aspetto divulgativo e scientifico né come avvicinamento alla natura”, mentre la struttura venne addirittura bollata con la definizione di zoo (accusata era la recinzione), opponendo a chi la definiva ”una delle più originali aree europee” il fatto che : “mentre in Europa queste strutture vengono smantellate qui si inaugurano con clamore”. L’attacco, alla luce dei risultati ottenuti, appare e apparve già allora esagerato e usato strumentalmente ad arte solo a scopo politico anche se potevano essere condivise le critiche a visite troppo numerose e con un numero eccessivo di partecipanti. Bisogna infatti pensare che l’Osservatorio tende al reinserimento degli animali eventualmente riprodotti in cattività e che i pochi esemplari chiusi nel recinto godono pur sempre di una relativa libertà; zoo possono invece essere definite strutture come quelle presenti in altre località italiane ed estere dove accanto a zone dove si possono osservare, da apposite postazioni, gli animali in libertà ve ne sono altre dove in gabbie tristi e anguste sono racchiusi animali bisognosi di spazio come falchi di ogni tipo o rapaci notturni ridotti spesso allo stato di larve, costretti anche in situazioni contro natura come gufi reali che hanno come unico riparo piccole grotte, non profonde e quindi sempre illuminate.
Obiettivi dell’Osservatorio eco-faunistico
Con l’Osservatorio di Aprica ci si prefigge di realizzare un “compromesso” accettabile tra le esigenze naturalistiche e quelle umane, partendo proprio dal presupposto che, per amare, rispettare e salvaguardare la natura è indispensabile innanzitutto conoscerla. Le principali finalità dell’Osservatorio sono: 1)Sensibilizzare l’opinione pubblica alla conoscenza e alla tutela della Natura, con particolare riferimento a quella alpina, realizzando anche pubblicazioni didattico-divulgative. 2)Allevare e conservare nel loro ambiente naturale alcune specie di animali, con particolare attenzione a quelle in pericolo di estinzione. 3)Consentire a tutti un’osservazione agevole della maggior parte della flora e della fauna che popola il Parco delle Orobie, anche per cercare di ridurre in questo modo l’invasione da parte di masse incontrollate di zone particolarmente delicate e sensibili alle alterazioni degli ecosistemi esistenti. 4)Istituire un centro di studio per ogni tipo di ricerca tecnico-scientifica e socio-economica che abbia attinenza con lo sviluppo e la conservazione ambientale dell’area alpina.
Percorso e fauna all’interno dell’Osservatorio
Come detto sopra, nella parte più alta dell’Osservatorio è stata realizzata un’area per l’orso bruno con apposita terrazza per poter osservare e fotografare gli animali in assoluta sicurezza , mentre all’interno della costruzione situata sotto la terrazza ci sono i locali dove gli orsi vengono nutriti - attraverso apposite aperture - con grande quantità di mele della Valtellina, dolcissimo miele (che ho anche assaggiato) e anche pesce e dove possono rifugiarsi per riposare e per dormire nei saltuari periodi di sonno profondo. In località “Corna dal canù” è presente un’altra terrazza panoramica che consente di godere un invidiabile panorama non solo dell’Aprica ma di tutta la media Valtellina (Alpi Retiche e Gruppo del Bernina a nord e a est il Gruppo Adamello-Baitone), venendo inoltre a costituire un riparo per animali e un punto di foraggiamento. Più in basso è stato recentemente costruito un apposito e ampio recinto per il gallo cedrone, simbolo del Parco delle Orobie, dove sono visibili alcuni stupendi maschi con le loro femmine, che vivono in un ambiente che rispecchia perfettamente il loro biòtopo di appartenza. Tra le due aree sopra descritte si sviluppa il percorso all’interno dell’Osservatorio, lungo circa 2 km che non presenta particolari difficoltà ed è per ora percorribile solo con guida nel periodo da maggio ad ottobre, anche se non si esclude, quando si sarà riscontrata una maggiore responsabilità ecologica da parte dei visitatori, che possa essere permesso l’accesso libero. Lungo il percorso sono collocati dei pannelli relativi ai seguenti argomenti: il camoscio delle Alpi, il capriolo, la volpe comune, i picchi, le cince, il fagiano di monte. Altri pannelli, di cui alcuni in preparazione, riguardano altri argomenti come per esempio le tracce degli animali, le fasce altitudinali, la tecnica usata dai nostri vecchi per la realizzazione del carbone, la botanica e la mineralogia. Attualmente lungo il percorso possono già essere osservati, parecchi formicai di formica rufa, importante anello di congiunzione della delicata catena alimentare che lega l’equilibrio del bosco, alcuni camosci e stambecchi ormai assuefatti all’ambiente dell’osservatorio, tanto da proliferare ogni stagione, caprioli, scoiattoli, le cince, mora e bigia alpestre, i picchi , rosso, nero e verde, la poiana, la ghiandaia e la nocciolaia, molto comuni nell’orizzonte sub montano e montano delle Orobie, e con un po’ di fortuna la lepre comune che in questa zona vive e si riproduce. Più difficili da vedere sono la faina, la volpe rossa, la donnola, la civetta comune e quella nana, i gufi, il rampichino, i crocieri, il cuculo, la beccaccia, il corvo imperiale, il gheppio e l’aquila reale che volteggia spesso sopra i pascoli della Magnolta. Dal 2006, in appositi locali posti all’ingresso del parco sono ospitati un gufo reale maschio, un falco di Harris e un falco sacro; questi ultimi due sono addestrati al volo in spazi limitati su richiamo dell’addestratore offrendo così un motivo di richiamo ulteriore per gli appassionati di rapaci e di falconeria. Il bosco è ben rappresentato da conifere come abeti rossi, pini silvestri, larici e ginepri, ma anche da latifoglie e caducifoglie come l’ontano verde, albero bisognoso di molta acqua, piante da sottobosco come erica, mirtillo, rododendro e ginepro mentre sono in allestimento un vero e proprio giardino botanico e un percorso micologico (nelle recenti stagioni estive, molto ricche di funghi, è stato già possibile vedere lungo il percorso gruppi di meravigliosi boleti) . Le aree faunistiche di futura realizzazione, create con lo scopo primario di studiare la bio-etologia di alcune specie animali rare per tentare di reintrodurre i nascituri in natura, sono quelle dedicate ai rapaci notturni come civetta nana e capogrosso e quella destinata ai mustelidi, con il caposaldo che gli animali riproduttori che popoleranno queste aree, dovranno essere, come accade anche per gli orsi attualmente presenti, nati in cattività o, al limite, recuperati dalla libertà ma impossibilitati a ritornarvici. Con iniziative come questa e con la futura sperabile migliore organizzazione del parco delle Orobie, che nonostante molte lodevoli iniziative come il completamento dei suoi tre centri visite e cioè Aprica Albosaggia e Albaredo e la creazione di una rete di supporti informativi con Punti attrezzati di casette di legno e cartelli didattici, mantiene ancora aperta a tutti in un parco un’attività che di certo ecologica non è come la caccia e che questa in futuro sarà proibita solo in 6155 ettari su 44.000(14%) (negli anni passati si è giunti addirittura a minacciare rivolte perché in extremis si è proibita la caccia al di sopra dei 1800 m.), speriamo inizi un periodo nuovo per le Orobie valtellinesi, caratterizzato da una maggiore sensibilizzazione ai problemi ecologico-naturalistici.





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