Dalla cima del Legnone magiche, cerulee prospettive in dissolvenza



(da Quaderni Valtellinesi n.87 - 2° trimestre 2004)

Alle porte della nostra provincia, sulla sinistra orografica, si erge quasi a sentinella della valle, un' imponente piramide di roccia, il Monte Legnone che dall'alto dei suoi 2609 metri domina sul sottostante lago di Como; da qui si può spaziare con lo sguardo su orizzonti infiniti; ruotando su sé stessi verso i quattro punti cardinali, si possono ammirare a nord le cime della Valtellina inferiore e della Val Malenco, come il Badile, il Disgrazia ed il Bernina, a ovest la catena Mesolcinica, il Lario superiore e la conca di Colico, a sud le Grigne, il Resegone e le nebbie della Brianza fino a vedere un pò più spostato a ovest il lontano Gruppo del Monte Rosa e infine ad est le Orobie della Val Gerola con il M.Colombano, il M.Rotondo, il Pizzo dei Tre Signori, il Pizzo Alto con i laghi di Deleguaccio fino a scorgere là in fondo alla valle e all'orizzonte, il mitico leggendario e tanto guerreggiato Gruppo dell'Adamello.
Consigliamo quindi a tutti questa bella passeggiata, da farsi, lungo la via cosiddetta "normale", percorribile sia d'inverno (con buone condizioni di neve e molta prudenza) che d'estate, quando la comoda cresta ovest diventa occasione per una piacevole salita che solo nella parte finale si trasforma in una facile arrampicata su roccette. Vi sono anche altri itinerari e altre possibilità di salita, da Delebio (Val Lesina), Colico e Dervio, ma quella consigliata è senza dubbio la più breve e agevole (il tempo di percorrenza varia dalle tre alle quattro ore a seconda del passo e dell'allenamento).
Il bello di questa escursione consiste proprio nel fatto che pur non presentando grosse difficoltà, a parte qualche piccolo passaggio impervio nel tratto finale, è in grado di regalare, se non tutte, almeno alcune delle emozioni che si riescono a percepire quando, con molta più fatica, sudore e rischio si raggiungono cime attorno ai 4000 metri.
Si parte a piedi dal rifugio Roccoli Lorla (1463 m), collocato sull'ampia sella che separa il monte Legnoncino (1714 m), a sud-ovest, dal fratello maggiore, il monte Legnone (2609 m), ad est, raggiungibile in automobile da Dervio in circa 40 minuti, imboccando l'uscita della superstrada verso la Val Varrone. Da qui si seguono le indicazioni per Vestreno, Introzzo e Tremenico. La strada sale, a volte un po' stretta e dopo avere superato le tre località appena menzionate, raggiunge dopo Tremenico una indicazione a sinistra per il rifugio. La vecchia strada militare, ora asfaltata, diventa sempre più stretta e tortuosa fino ad uno spiazzo precedente al rifugio dove si trova un laghetto e dove ci sono ampie possibilità di parcheggio.
Da qui , chi si accontenta di una passeggiata più breve con caratteristiche anche storico artistiche, può scegliere tra il M.Legnoncino raggiungibile in circa un'ora , non dimenticando di visitare , lungo la strada, la minuscola chiesetta dedicata a S. Sfirio (festeggiato tuttora il 17 luglio): più volte ricostruita, dopo la sua edificazione che risale al XIII secolo e intorno a cui sono nate varie leggende tra cui quella che narra che qui vi fosse un tempo il luogo di eremitaggio di S. Sfirio, che si teneva in contatto con i suoi 6 fratelli tutti eremiti, in località dei dintorni, facendo segnali di fuoco ... e una visita , che comporta solo 40 minuti di cammino, alle varie installazioni militari della linea Cadorna: postazioni per mitragliatrici, parte di una trincea e un camminamento sotterraneo lungo decine di metri.
Queste trincee, sparse un po' dappertutto sul crinale orobico, (alcune molto belle sono presenti in Val Madre), furono concepite per timore di un improbabile attacco austro-tedesco proveniente dai Grigioni o dallo Stelvio, ma per fortuna non vi si sparò mai neppure un colpo e chi vi soggiornò ebbe certo miglior sorte di chi doveva combattere la guerra "vera" nei cunicoli e nelle trincee dei ghiacciai dello Stelvio o dell'Ortles-Cevedale.
Lasciato il rifugio, dove ci si può recare anche per una scampagnata domenicale per gustarne la gastronomia, a base di tagliatelle di farina di castagne con funghi porcini, crespelle di erbette e formaggi, carni in salsa di mirtilli, crostate casalinghe, ecc., ci si avvia, seguendo le indicazioni per il M.Legnone sulla destra, entrando in uno splendido bosco di larici, faggi e abeti; sul sentiero sono visibili alcuni affioramenti di rocce micascistiche in cui con un po' di attenzione si possono scorgere interessanti cristalli di staurolite color vino.
Dopo un breve saliscendi, il sentiero prosegue in falsopiano per un buon tratto oltrepassando Méresc de Scim (1506 m), dopo il quale aumenta la pendenza che pur non diventando mai eccessiva, comincia a richiedere un certo sforzo. La località offre già un buon panorama sulla Val Varrone, aprendo eccezionali vedute sulla piana di Colico a sinistra e sulle montagne del Lecchese. Superato a destra. un risalto di cresta noto come lo "Zappello d'Agrogno" si raggiunge l'alpeggio di Agrogno (1644 m), dove è possibile prenotare per la discesa del buon formaggio di capra e salumi artigianali da portare a casa e soprattutto rifornirsi di acqua, dato che da qui in poi diventa assai arduo potersi dissetare da fonti sul sentiero.
La salita riprende, un po' più decisa e con alcuni tornanti, procedendo sul crinale occidentale del Legnone, la cui cima è già ben visibile. Si procede in un bosco di larici molto rado e presto si raggiunge la deviazione per Colico, nota come Sentiero dell'Orso (per il fatto che sembra che proprio qui sia stato abbattuto l'ultimo orso del Legnone); si segue quindi la direzione di destra fino a raggiungere la cima di un altro risalto di cresta, uscendo definitivamente dal bosco, dove si trova un ovile per le capre. Da questa località fino alla cima è infatti facile incontrare gruppi di capre al pascolo, spesso accompagnate dal loro fido pastore.
La faticosa salita trova quindi una pausa nel tratto quasi pianeggiante della Porta dei Merli (2129 m)., dove incontriamo a 2146 metri, ai piedi dell'ultima impennata del tracciato, il bivacco Silvestri (già Cà de Legn).
Fino a qui ci vogliono un paio d'ore dal rifugio Roccoli Lorla. Sulla sinistra si può già ammirare uno spettacolare e vertiginoso panorama sulla piana di Colico.
La cima del Legnone sembra a portata di mano, ma in realtà ci sono ancora 500 metri di dislivello e di dura salita. Poco dopo il bivacco, superato un ripetitore televisivo, la salita riprende, infatti, molto decisamente, con qualche passaggio attrezzato con catene, ma che non comporta rischi particolari.
Il percorso segue per buona parte la cresta che a sinistra scende con pareti quasi verticali verso Colico. Presto il terreno si fa per lo più roccioso e sassoso e la vegetazione scompare.
Ai più fortunati, ma anche a quelli che sono soliti sollevare ogni tanto la testa dai sassi del sentiero, può capitare di vedere improvvisamente nel cielo una presenza solitaria e solenne, un'aquila reale intenta ad inanellare giri su giri alla ricerca di cibo o occupata in qualche picchiata per difendersi da qualche gracchio impertinente. Questo stupendo rapace, è sempre affascinante anche se talvolta inquietante e minaccioso, come d'altra parte è la montagna in cui vive e di cui rappresenta la stupenda sintesi, tanto da diventarne il simbolo.
Si procede sempre in cresta, deviando a destra e percorrendo qualche facile roccetta, si giunge finalmente alla cima dove troviamo una croce di ferro, una piccola cappelletta e una tavola orientativa sulla quale sono indicate le cime visibili nelle belle giornate: dal Monviso al Grossglockner.
Ora si può riprendere fiato godendo dell'eccezionale panorama a 360 gradi, lasciandosi andare ad un leggero assopimento, dovuto in parte alla fatica e in parte al senso di vertigine dato dall'ampiezza di quelle magiche, cerulee prospettive in dissolvenza che, avvolgendoci a perdita d'occhio quasi ci tramortiscono.
La sensazione, soprattutto per chi percorre questo itinerario nel tardo autunno quando le prime nebbioline invernali cominciano a ricoprire la pianura, è la stessa che si prova quando viaggiando in aereo si sorvola la pianura padana ricoperta da un morbido e ovattato tappeto di nuvole o quando da cime ben più alte come il Disgrazia o il Bernina, mentre si è colpiti da improvvisi, leggeri capogiri e da tremiti di stanchezza, si ammutolisce davanti allo spettacolo incomparabile di cime e crinali che si susseguono all'infinito, senza soluzione di continuità.
Chi poi, dopo essersi rifocillato, ha ancora fiato, carburante e voglia di camminare può proseguire, scendendo verso est, lungo il sentiero che costituisce la prima parte dell'alta via delle Orobie, o verso la Val Lesina e la Valtellina al Rifugio Legnone; agli altri non resta che ritornare sui propri passi, pronti a rivivere in discesa le belle sensazioni della salita.



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