Benetti, scultore per vocazione
Un'antologica inaugurata a Sondrio ripercorre gli oltre 50 anni di produzione dell'artista di origine trentina.
di Elisabetta Mossinelli
Un nucleo di opere a carattere storico-civile, religioso e naturalistico
Due spazi ideali la sala Ligari in Provincia e la Galleria del Credito Valtellinese per ospitare l'antologica di Livio Benetti su cinquant'anni di fertile attività dell'artista che giunge a Sondrio dalla natia Trento nel '36, anno in cui si inaugura il Palazzo del Governo - dove terrà alcune personali e organizzerà collettive nel primo dopoguerra - e muore nell'87, l'anno in cui si inaugura la Galleria di Palazzo Sertoli. Due luoghi dunque che segnano gli estremi del percorso artistico - e della rivisitazione proposta - di Benetti che, ventiduenne, sceglie la Valtellina come sua dimora e non la abbandona più, due luoghi che ospitano ora la rassegna proposta, la più vasta mai organizzata.
Un successo l'inaugurazione della mostra lunedì sera, preceduta dalla consueta conferenza in cui, dopo gli "onori di casa" celebrati da Miro Fiordi per il Credito Valteilinese, e il presidente Enrico Dioli per la Provincia, sono intervenuti i professori Guido Scaramellini e Giulio Spini in qualità di conoscitori, critici - e intimo amico, Spini - dell'artista, che, concordi nel ribadirne la duttilità nell'uso di materiali e tecniche, hanno rispettivamente insistito sulle doti di abile disegnatore e scultore per vocazione del Benetti.
L'impressione avuta è che fosse difficile scindere l'ammirazione per l'artista dalla stima per l'uomo, così manifesta anche nei commenti del pubblico presente. La mostra, che non si limita al puro evento espositivo, ma si propone come il primo tentativo di catalogazione dell'intera produzione dell'artista, grazie alla collaborazione dei collezionisti privati, e con l'ausilio degli strumenti informatici messi a disposizione di tutti i visitatori, si divide in due sezioni: dipinti e sculture a tema storico-civile o religioso, e oli, pastelli, incisioni sul binomio natura-architettura.
Introduce alla Galleria di Palazzo Sertoli una serie di tre Annunciazioni, tema prediletto da Benetti: un bassorilievo in bronzo del '42, un olio su compensato sempre del '42, inedito, e un tutto tondo del '50.
Bastano questi tre oggetti da soli per rivelarci gli ambienti culturali frequentati, gli studi fatti, le influenze subite: il congenito spirito cattolico tridentino, il Rinascimento fiorentino e le lezioni di Viani, Conti, Martini, l'Accademia di Venezia e la scoperta del colore.
Ricca di echi del Quattrocento l'Annunciazione a olio del '42, un quadro giocato su un impianto insistitamente prospettico, con la fuga delle piastrelle quadrate bicolori, il soffitto a travi, il paesaggio evanescente oltre la finestrella, il congelamento della figurazione quasi senz'aria. Più vivace, vibrante, morbido, naturale il bassorilievo. Ci sono poi le tele futuristicamente scomposte in spicchi, figure, fette di scene colorate che si intersecano, con le "Storie della Valtellina", le "Terme e la Ninfa della fonte", la "Madonna del popolo", e i bozzetti in gesso dei monumenti ai caduti, al lavoro nelle cave, alla Resistenza. In tutte queste opere forte è l'afflato religioso, la pietas, un senso di accettazione cosciente. Tanti bozzetti accendono, però, il desiderio di qualche scultura in più. "Quanti ritratti e ritrattini di bimbi....a sanguigna, carboncino, acquarello", invece, nella Sala Ligari.
E gli scorci di Sondrio, "Scarpatetti", "La Baiacca", "Il Mallero a Castel Masegra" che rivelano punti di vista inusuali, o le composizioni floreali - liquide margherite, materici girasoli - e i paesaggi lacustri con riflessi impressionistici. Belli gli schizzi a penna o matita che rivelano un'indiscussa capacità descrittiva e rigorosità tecnica , e sono l'espressione più personale e libera, meno composta e intrisa di ideologia di Benetti.
"Un dignitoso artista locale" che paga la penale di un soggiorno troppo lungo ed escludente in Valtellina, afferma Luciano Caramel nel saggio introduttivo del catalogo. E il dubbio che Caramel abbia ragione sorge in noi proprio osservando i suoi riuscitissimi schizzi.
nella foto: Un momento dell'inaugurazione di lunedì scorso a Palazzo Sertoli

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