L’orizzonte montano


La fascia bassa del castagneto è inframmezzata dalla presenza di betulla (Betula alba), pino silvestre (Pinus silvestris), pioppo tremulo (Populus tremula), larice (Larix decidua), peccio (Picea excelsa); essa prelude alle serie vegetazionali che caratterizzano l’orizzonte montano, dal querco- tiglieto al querco-betulleto, dall’acero-frassineto, al faggeto propriamente detto.
Per quest’ultimo caso ci soffermeremo ad annotare come tale tipo di foresta abbia subìto, in provincia di Sondrio, vicissitudini particolari anche in seguito alle alterazioni apportate dall’uomo. I più bassi faggeti, che si trovano pur sempre nella parte superiore della fascia dei boschi montani di latifoglie, sono quelli di Morbegno (700 m.), di Delebio (1200 m.), e delle valli sopra Novate Mezzola(1300 m.).
In genere si tratta di boschi frammentari, con la sola eccezione della foresta di S.Martino di Val Masino, dove grazie ad una particolare situazione microclimatica, il faggio (Fagus silvatica), si è sviluppato con piante di dimensioni enormi (Vedi censimento degli alberi monumentali della Provincia:l'albero monumentale per eccellenza della provincia è risultato essere l'abete bianco di Vesenda, in quel di Bema, con i suoi 575 cm di circonferenza del tronco e ben 39 metri altezza) e con un sottobosco particolarmente unificato. Recenti ritrovamenti confermano la presenza in questa località di una rara quanto protetta specie di coleottero cerambicide, la Rosalia alpina, la cui larva si sviluppa nelle grosse ceppaie di faggio (Vedi Abstract :Dioli P.Penati F. Viganò C. da Il Naturalista Valtellinese 1995 n.6).
Ma i boschi più caratteristici dell’orizzonte montano sono indubbiamente quelli di pino silvestre (Pinus silvestris) ed erica (Erica carnea) presenti in modo discontinuo sino al bormiese, ma talora particolarmente estesi in alcune zone (Poira in comune di Mello).
Più rari e localizzati ma di certo non meno belli sono i boschi di abete bianco, (1 - 2) albero abbastanza comune in val Gerola, dove in alcuni casi è in grado di raggiungere dimensioni notevoli (vedi abete bianco di Vesenda già citato).
Nei boschi di mezza montagna si possono ammirare il Dyanthus (Dianthus superbus) e la Saponaria ocymoides , oltre alla Clematide (Clematis alpina), avvinghiata in genere ai rami di altre piante a cespuglio.
Fiori caratteristici dei pascoli di mezza montagna sono le primule (Primula veris), le genziane blu (Gentiana kochiana - G. bavarica), i crochi primaverili (Crocus purpureus e versicolor), il non ti scordar di me (Myosotis) e i colchici autunnali (Colchicum autumnale). Più rare sono liliacee come la Paradisia (Paradisia liliastrum) presente anche al limite tra il bosco e il pascolo attorno ai 1800 m.
Tipici di tutta la fascia che va dai 1500 fino ai 1800 m. sono l’epilobio (Epilobium angustifolium), pianta infestante dai caratteristici fiori di color rosa intenso e il sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) dalle caratteristiche bacche rosso fuoco, mentre tra i frutti del sottobosco vanno citati per la loro importanza anche commerciale, la fragola (Fragaria vesca), il mirtillo nero (Vaccinium myrtillus), il mirtillo rosso (Vaccinium vitis idea) e la pianta del ginepro (Juniperus communis) con le sue bacche aromatiche usate per la preparazione di liquori, amari e digestivi (per la normativa riguardante la tutela della flora spontanea , vedasi apposito sito della Provincia di Sondrio).
Infeudata alle Orobie e praticamente endemica della zona del lago di Scais è la Sanguisorba dodecandra, pianta dai caratteristici fiori allungati color giallo chiaro, scoperta dal medico valtellinese Massara ai primi dell’800.
Gli umidi boschi del versante orobico abbondano, anche alle quote più elevate, di funghi delle più svariate specie:accanto ai ricercati boleti, abbastanza comuni sono, nei prati di maggenghi e alpeggi, le cosiddette orecchine o finferli (Cantharellus cibarius) e le vesce appartenenti al gruppo dei Lycoperdon.
I licheni dei generi Cladonia e Stereocaulon (Vedi Abstract:G.Rivellini, M.Valcuvia, I licheni appartenenti ai generi....da Il Naturalista Valtellinese 1996 pp.3-32) sono diffusi in varie zone del territorio montano valtellinese, sia a livello del terreno che sui tronchi delle conifere dei boschi, dai 1500 m. fino ai 2000 m. e la loro presenza è un utilissimo indicatore della salute del sottobosco e dell'ambiente in generale.
Nella conca di Bormio si nota il passaggio tra l’erico-pineto e una associazione simile in cui al pino silvestre (Pinus silvestris) subentrano il pino mugo (Pinus mugo) e il cembro o cirmolo (Pinus cembra). Sui rami delle aghifoglie invase dai licheni sono state rinvenute interessanti specie di cimici microfisidi che si cibano di pidocchi (Psocidi)(P.Dioli.Microfisidi nuovi ecc. da Il Naturalista Valtellinese 3/92).
La pecceta montana ad abete rosso (Picea excelsa) (paesaggio invernale di abetaia sopra Alpe Mara - fiori di neve in Val Grosina) è quella che presenta il maggior numero di variabili visto che vi si inseriscono nuove ericacee come il mirtillo (Vaccinium myrtillus) e parecchie felci. Si notano anche il rododendro (Rhododendron ferrugineum), il giglio martagone (Lilium martagon) e il cembro (Pinus cembra), specie la cui presenza aumenta più ci si avvicina alla vegetazione sub-alpina.
La torbiera di pian Gembro (Aprica-Villa di Tirano), pur avendo caratteristiche alpine si trova a quote più basse:tra le specie vegetali caratteristiche spicca la Drosera rotundifolia, tipica pianta carnivora o meglio insettivora, che cattura gli insetti grazie alle foglie particolarmente appiccicose (su pian del Gembro vedi anche siti (1-2).
Caratteristici di questo tipo di bosco sono i grandi formicai della formica rufa (link a sito sull'argomento), considerata dagli etologi un utilissimo e fondamentale anello della catena eco-alimentare, in quanto sterminatrice di molti insetti nocivi al bosco (vi sono già stati casi in Valtellina, di trasferimenti pilotati di questi formicai in zone che ne scarseggiavano, come anche di vere e proprie depredazioni da parte di sconosciuti, segnalate poi sulla stampa locale).
Strigiformi tipici della pecceta, osservabili talvolta anche di giorno, sono la civetta nana (Glaucidium passerinum), e la civetta capogrosso (Aegolius funereus).
Tra i rapaci diurni, sono presenti nelle peccete e nei boschi di mezza montagna anche il piccolo ma aggressivo sparviero (Accipiter nisus), il più grande astore (Accipiter gentilis) (questi due rapaci si spingono, soprattutto d'inverno anche a quote più basse fino alla pianura e sono facilmente confondibili, soprattutto il maschio dell'astore con la femmina dello sparviere), e il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus).
Al Parco nazionale dello Stelvio è ancora stato osservato, sebbene sporadico, il gufo reale (Bubo bubo), segnalato recentemente anche all'imbocco della val Malenco, e in altre zone, mentre recentissime segnalazioni del biancone (Circaetus gallicus) provengono dalla val Zebrù; l'albanella minore (Circus pygargus pygargus) è stata segnalata probabilmente di passo in valle della Manzina.
L’orizzonte montano valtellinese e valchiavennasco ospita specie animali significativamente orofile, tipiche delle zone meno elevate : tra queste indubbiamente interessanti sono il francolino di monte (Tetrastes bonasia rupestris),il gallo forcello (Tetrao tetrix) anche se la specie emblematica è il gallo cedrone (Tetrao urogallus) (vedi Abstract: L. Valenti da Annuario Club Alpino Italiano 1995), certamente presente, con rari esemplari, nella fascia delle Orobie tra Albosaggia e la val Belviso e annoverato tra le entità del parco nazionale dello Stelvio, ma sempre più minacciato da escursionisti rumorosi, cercatori di funghi e cacciatori.
Il gallo cedrone è oggetto di un ambizioso progetto dell'osservatorio eco-faunistico dell'Aprica, tramite il quale ci si prefigge l'obiettivo di allevare all'interno del centro, alcuni campioni di questo ormai mitico tetraonide per poi tentarne il reinserimento nelle nostre montagne. A questo scopo , alla fine di luglio del 2000 è stata inaugurata un'area faunistica di duemila metri quadrati in cui sono ospitati un maschio e due femmine.
Con un po’ di fortuna si può scorgere un cervo (Cervus elaphus) maschio sbucare curioso tra i rami del fitto della foresta, mentre un po’ dappertutto è possibile vedere saltare da un ramo all’altro e correre lungo i tronchi l’impareggiabile scoiattolo (Sciurus vulgaris) ; la donnola (Mustela nivalis) e la martora (Martes martes), sono, soprattutto la seconda, difficilmente visibili di giorno e presenti soprattutto in zone sassose o ricche di tronchi abbattuti dove è per loro più facile nascondersi.
L'amministrazione provinciale di Sondrio ha commissionato a inizio 2000, allo studio Oikos di Varese un monitoraggio con relativo censimento (nelle zone campione di Oga e Cedrasco) dello scoiattolo rosso, animale originario delle nostre zone ma che da alcuni anni risulta seriamente minacciato dallo scoiattolo grigio, originario invece del nordamerica.
Il bosco di larice misto a cirmolo e qualche raro abete è la dimora preferita di graziosi e simpatici uccelli come le cince : cincia bigia (Parus ater), cincia dal ciuffo (Parus cristatus), cincia mora (Parus montanus), la nocciolaia (Nucifraga caryocatactes) che si nutre dei pinoli del cembro, il picchio muratore (Sitta europaea), il rampichino (Certhia brachydactyla) , il picchio nero (Dryocopus martius) e il crociere (Loxia curvirostra) anch’esso abitatore delle conifere.
In valle del Livrio (Alpi Orobie) il camoscio (Rupicapra rupicapra) è talora un elemento caratterizzante i boschi di media quota, boschi che in val Belviso sono frequentati anche dal muflone (Ovis musimon) qui introdotto in riserva per ragioni venatorie.
Il versante retico della Valtellina, in zona montana, ma non solo quello, costituisce l’habitat ideale per la vipera aspide (Vipera aspis); presente ma più raro e localizzato è enche il marasso (Vipera berus).
A titolo di curiosità ricordiamo l’orso (Ursus arctos) che, prima di essere sterminato, abitava i boschi di queste montagne; da un recente studio di fattibilità è emerso che anche il Parco dello Stelvio, potrebbe essere interessato, in un prossimo futuro all'attuazione del "progetto Life ursus:tutela della popolazione dell'orso bruno del Brenta" che prevede la reintroduzione dell'orso in alcune zone alpine. A questo proposito ricordiamo che il Comitato Lombardo del Parco dello Stelvio ha organizzato a Bormio, per la primavera 2001, una rassegna tutta dedicata a questo grande plantigrado, intitolata "L'orso bruno delle Alpi". Nell'autunno del 2001 è stato annunciata poi dal Comune di Aprica l'intenzione di realizzare, nell'ambito dell'Osservatorio eco-faunistico , un museo d'alta quota dedicato ai grandi predatori, una struttura didattica con cui ci si pone, tra l'altro anche l'obiettivo futuro di inserire un orso all'interno dell'area stessa. Anche senza attuare nessuna reintroduzione intanto sembra che l'orso voglia però farsi avanti con le sole sue forze; le segnalazioni di avvistamenti (spesso tutte da verificare) si succedono sempre più frequenti: nel corso del 1997 è stato avvistato infatti un orso bruno nella zona del lago di Emet e del rifugio Bertacchi in val Chiavenna; dopo l'incredulità iniziale, l'avvistamento è stato confermato nella vicina val Curciusa dove sembra che intanto si fosse trasferito il pacifico plantigrado, proveniente probabilmente, dopo un lungo trasferimento, dalla Slovenia o dal Trentino. Negli ultimi anni novanta l’orso Ben, (articolo su V-Magazine) notevole esemplare della specie alpina é stato trasferito allo zoo-safari di Fasano in Puglia dove finalmente può disporre di uno spazio vitale, di uno stagno e anche di dolce compagnia; sembra infatti che agli inizi del 2001 sia diventato padre per la seconda volta. Agli inizi del 2002, c'è stato poi un altro presunto avvistamento di orso bruno in Val Chiavenna,, esattamente a quota 2000 m, sopra Cermine in quel di Gordona e si parla anche in questo caso come probabile provenienza della vicina val Mesolcina. E' assai probabile però che in realtà possa trattarsi di un grosso esemplare di cinghiale, animale che si sta diffondendo a macchia d'olio in tutto il nord Italia. (Sull’orso bruno vedi Abstract :Oriani A. da Il Naturalista Valtellinese 1991 n.2 e Anfossi G., Mogavero F. Santi G. da Idem come sopra 1994 n.5).
Sembra però che la reintroduzione dell'orso verrà anticipata da quella di un altro animale ormai scomparso dal nostro territorio da quasi un secolo: la lince euroasiatica (Felis lynx), già reintrodotta nel 1981 con successo in Alto Adige, con l'obbiettivo di disperdere e regolamentare la popolazione dei cervi.
Recentemente è stata segnalata la probabile uccisione di una lince (Felis lynx), proveniente senza dubbio dalla val Mesolcina, addirittura nei canneti della piana di Samolaco.
Sembra ormai sicura d'altra parte, la presenza di questo carnivoro in val Gerola (alpe Stavello), dopo le analisi effettuate su feci e peli ritrovati in quella zona, lungo una pista individuata da tecnici dell' Azienda regionale delle foreste, nel corso di un'escursione dell'aprile 99, facente parte del progetto "Life Natura".
Nel mese di ottobre del '98 e in quello di luglio '99 sono stati organizzati due importanti convegni dedicati al lupo (Canis lupus): a Morbegno, dove il locale Museo Civico di Storia Naturale ha ospitato una mostra dedicata al nobile felino, realizzata dalla delegazione Piemonte e Valle d'Aosta del WWF e a S.Caterina Valfurva dove si è discusso del possibile ritorno del lupo nel Parco dello Stelvio. Avvistamenti di esemplari di lupo in provincia risalgono già a un paio di anni fa quando c'era stato un avvistamento di un piccolo branco al Passo dello Spluga e nel 1999, di un capo isolato sotto il pizzo Martello, tra Bodengo e Darengo. Nel corso del 2001, dopo che si era accertata, in seguito alle analisi effettuate sulle feci, la presenza di un esemplare di lupo sconfinato dal Canton Grigioni in val Bregaglia, le autorità svizzere, attenendosi ad una ordinanza della confederazione che viola in modo evidente la Convenzione di Berna del 1982, in base alla quale il "canis lupus" è una specie rigorosamente protetta, hanno provveduto al suo abbattimento, senza prima procedere alla dimostrazione dell'inefficacia di tutta una serie di soluzioni alternative a tutela del bestiame, come l'adozione di recinti e di cani da pastore. Questi gravi fatti hanno spinto Lega Ambiente a denunciare l'episodio al Consiglio d'Europa che ha avviato gli accertamenti del caso per la richiesta di un'eventuale sanzione. Ultima segnalazione, del gennaio 2002, è quella che riguarda le Alpi Orobie ed esattamente la zona tra le Baite Paierone e la Baita Pianelle, sui monti tra Castello dell'Acqua e Carona, dove sembra sia stato avvistato un magnifico esemplare, probabilmente trasferitosi in questa zona proprio perchè selvaggia, poco frequentata dall'uomo e assai ricca di fauna, per la presenza della vicina riserva di val Belviso.
Pregiatissime e ambite dagli appassionati della canna, sono le trote che si possono pescare, oltre che nell'Adda anche nei torrenti che scendono da entrambi i versanti della valle, purtroppo con alvei resi sempre più asciutti dall'esiziale diffondersi delle sempre più numerose concessioni per centraline idroelettriche per lo sfruttamento dei piccoli salti, rilasciate dalla regione e da amministrazioni locali sempre più miopi, che oltre a prosciugare i corsi d'acqua della provincia, ne interrompono il corso creando danni irreparabili all'ambiente con gravissime ripercussioni sulla microfauna e sull'habitat di innumerevoli specie vegetali e animali. Si tenga presente che su circa 200 domande presentate, sono già state rilasciate circa 60 concessioni e molte altre sono in corso di rilascio; l'Unione pesca sta svolgendo, in questo settore un meritevole lavoro di controllo e mappatura sul rispetto dei rilasci minimi vitali previsti dalla legge.
Nelle zone più umide e nei pressi di corsi d’acqua è possibile ammirare, come d'altra parte anche nella fascia submontana, i colori sgargianti della salamandra pezzata (Salamandra salamandra), rintracciabile come d’altra parte la rana (Rana temporaria-esemplare dell’alpe Campascio-Val Malenco) anche a quote abbastanza elevate.
I mille fiori dell'ambiente montano attirano molteplici varietà di farfalle tra cui possiamo citare la Heodes virga aurea, l'Argynnis paphia e l' Antiopa , presente anche a quote più basse, oltre a molte specie di licenidi dalle svariate tonalità di azzurro, alla smagliante Apatura iris, dalla colorazione dai riflessi violetti e alla Limenitis populi, dalle tonalità blu quasi nere con macchie bianche.
Tra i coleotteri citiamo per esempio un coleottero della famiglia dei crisomelidi di un bel colore rosso ciliegia, osservabile sia in pianura come ad una certa quota.

Introduzione
Geologia e Mineralogia
Flora e Fauna
Il fondovalle
L'orizzonte sub-montano
L'orizzonte alpino


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