Il fondovalle


La zona pianeggiante delle due valli principali, quella dell’Adda e quella della Mera, specie nella parte dove esse si uniscono, presenta spesso fenomeni di impaludamento: i corsi d’acqua, data la minore velocità di scorrimento, formano stagni dove crescono piante particolarmente adatte a vivere sommerse. La zona del Pian di Spagna ( foto e sito sul Pian di Spagna) con il lago di Novate Mezzola (Vedi Abstracts: W.Corti, Uccelli inanellati nella riserva naturale.... e F.Mogavero, Censimento degli anatidi da Il Naturalista Valtellinese 1996 pp.179-184 e pp.131-151), gli acquitrini di Samolaco, di Ardenno e Pedemonte, lungo l’Adda vecchia, sono esempi caratteristici di questi ambienti. Vi si trova la canna di palude (Phragmites communis) e nelle zone meno inondate i Carex, specie presenti talora anche nelle propaggini della conca di Bormio. Caratteristica delle zone paludose o delle rive dei fiumi è la tifa (Typha sp.) presente ancora in alcune rare zone lungo l’Adda.
Negli ultimi anni è sempre più cresciuta una certa polemica da parte dell'Osservatorio Permanente e di varie associazioni ambientaliste tra cui il Wwf e Lega Ambiente, contro un certo tipo di gestione della Riserva naturale del Pian di Spagna, fino ad arrivare ad una aperta denuncia alla Commissione Europea e al Consorzio di Gestione dell'area protetta. Si lamentava soprattutto la mancanza del dovuto controllo da parte delle Guardie ecologiche, carenza che ha favorito il diffondersi del pascolo libero di ovini, di discariche abusive, di incendi e di mezzi motorizzati, tra cui moto da sci d'acqua e motoscafi, che invadendo le zone a più rigida protezione, disturbano gli uccelli nel periodo della nidificazione. Sembrava che ci fossero poi in corso di presentazione dei progetti di edificazione di aziende agricole e di agriturismo che minacciavano l'integrità naturale di questo meraviglioso biotopo. Si è così giunti, nella primavera del 2004 alla messa in mora del nostro paese da parte della Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea, provvedimento che condanna apertamente alcuni episodi di mala gestione che hanno danneggiato gravemente, in passato, l'ambiente palustre della Riserva. Agli inizi del 2006, dopo la demolizione di alcune costruzioni abusive, il blocco provvisorio di qualsiasi edificabilità in area agricola e la ripresa del servizio di vigilanza nella Riserva, da parte delle guardie delle tre Comunità montane interessate, si può guardare con maggiore ottimismo alle prospettive future di tutela e valorizzazione dell'area protetta, anche se nuove minacce si profilano all'orizzonte come progetti di costruzione di porticcioli turistici o proposte di lasciare libera la navigazione, nella zona di Dascio, in piena area protetta.
Il problema dell’ espandersi dell’ edilizia sul fondovalle e soprattutto del proliferare di spesso inutilizzati capannoni per l’attività industriale o commerciale è di recente diventato oggetto, da parte di associazioni ambientaliste e non, di accese campagne a difesa del verde del fondovalle, ormai destinato a ridursi, anche in vista dell’apertura nei prossimi anni della nuova superstrada, a sparuti spezzoni di prato. Si auspica una più oculata gestione degli spazi da parte delle amministrazioni locali e la distruzione di capannoni inutili o di strutture ormai ridotte a ruderi da cimitero degli elefanti.
I pascoli di fondo valle sono caratterizzati dalla presenza di molte specie tipiche della pianura e tra queste dal cosiddetto dente di cane (Tarassacum vulgare) e dal ranuncolo giallo (Ranunculus arvensis) (paesaggi di fondovalle: a Sondrio , bassa valle da Morbegno al lago, medio-bassa valle da Sondrio a Morbegno .
E’ importante ricordare, dato l’orientamento Est-Ovest della valle, come il fiume Adda in pratica divida la Valtellina in due zone climatiche ben distinte, quella retica assolata e quella orobica, quasi sempre all’ombra, sottoposta nei mesi invernali a temperature polari e a gelate eccezionali (ricami di ghiaccio lungo l’Adda).
Anche nel fondovalle crescono alcune specie di funghi commestibili e ricercati dagli appassionati; possiamo ricordare la Spugnola (Morchella rotunda) ed il Coprino, reperibile anche a quote più elevate.
Tra gli animali superiori si incontrano anfibi come la rana esculenta e la salamandra pezzata, sauri come l'orbettino e rettili colubridi come la biscia d’acqua (Natrix natrix e Natrix tessellata) e il biacco (Coluber viridiflavus) , di cui in valle è presente una sottospecie dalla colorazione completamente nera, il colubro di Esculapio (Elaphe longissima) (Sul colubro di Esculapio albino-zona di Colico- Vedi Abstract: Ferri V. Bettiga M. da Il Naturalista Valtellinese 1992 n.3) , la biscia tassellata (Natrix tassellata) e infine la biscia dal collare (Natrix natrix), riconoscibile per le due macchie giallastre presenti ai lati del collo , oltre a sauri come la lucertola dei muri (Podarcis muralis) (Vedi Abstract :Osservazioni sugli ambienti occupati da lucertole.. e il ramarro (Lacerta viridis) dai colori sgargianti.
Alla fine del 2006 e agli inizi del 2007 si è raggiunto l’obiettivo, grazie anche ai contributi della Cariplo, del completamento del progetto messo in cantiere dal Comune di Morbegno che prevedeva il riconoscimento quale parco di interesse sovracomunale della zona della Bosca in località Campovico, dove, tra l’altro, precisamente in quello che è detto "fossato dei rospi", ogni anno, nella stagione degli amori, si raccolgono, scendendo a valle dai boschi della zona, centinaia di questi simpatici animali. Nel 2004 – 2005 - 2006 si è purtroppo verificato un preoccupante calo del numero dei rospi presenti nell'area, ora allo studio degli esperti. Ora la gestione del parco della Bosca, sempre più frequentato da chi ama l’ambiente fluviale e la natura, è passato in mano all’Ersaf, organismo regionale che si è impegnato a portare a termine la sistemazione dell’area che prevede anche il piano di riforestazione recentemente approvato grazie anche al contributo dei fondi regionali per i “Nuovi sistemi verdi”.
Per il salvataggio del Bufo bufo meglio conosciuto come rospo si sono attivate anche le guardie ecologiche volontarie della Comunità Montana di Sondrio e Morbegno: Si cerca cioè di garantire e salvaguardare l'attraversamento della strada statale di fondovalle da parte delle colonie di rospi che, durante il periodo degli amori migrano a valle dalla montagna per raggiungere le località di riproduzione, esponendosi a periodiche stragi da parte degli automobilisti di passaggio.
La femmina, che è di dimensioni doppie del maschio, depone nell’acqua più di 6000 uova completamente nere, disposte su 3-4 file all’interno di un cordone gelatinoso lungo fino a 5 metri.
Un tempo era assai diffusa nelle paludi e nella vegetazione ripariale dell’Adda, nei dintorni del capoluogo, l’ormai rarissima raganella (Hyla arborea), che grazie alle ventose di cui sono dotate le sue dita, può muoversi con grande agilità tra la vegetazione; oggi è presente solo nella Riserva naturale del Pian di Spagna e in poche zone della bassa Valtellina.
I pesci annoverano, per esempio nel pozzo di Riva, specie come l’ anguilla (Anguilla anguilla), che a volte come anche la bottatrice (Lota lota), risale l'Adda fino all'invaso di Ardenno (all'apertura della pesca del 2002 è stato catturata in questa zona un'anguilla di un metro di lunghezza), la carpa (Cyprinus carpio) , la tinca e la scardola, mentre nell’Adda, dominano le trote ( 1 - 2), la trota iridea (Salmo gairdneri) e la fario (Salmo trutta fario) oltre alla marmorata (Salmo trutta marmoratus) e alla lacustre (1 - 2) (Salmo trutta lacustris) quasi estintesi nel tempo ma ora reintrodotte, il pregiato temolo(1-2) (Thymallus thymallus), presente nell’Adda e nel Mera e fuori provincia solo nel Ticino e e nell’Adige. Lo studio effettuato dal biologo E.Fusi nel corso del 2002 ha messo in risalto il drastico calo della popolazione dei temoli, lungo il corso dell'Adda ed in particolare nel tratto fra Sondrio e Tirano. La teoria dell'Unione Pesca Sportiva della Provincia secondo cui le cause del fenomeno sono da ricercare, non solo nella scarsa presenza di microfauna, dovuta all'anomala ed eccessiva presenza di limo scaricata a valle dalle centrali idroelettriche, ma anche nella presenza, lungo il corso del fiume, nel periodo invernale, dei cormorani che individuano molto più facilmente i temoli rispetto alle trote - i primi infatti prediligono stazionare ben in vista in mezzo al fiume, nelle cosidette "gremole" mentre le seconde si celano nelle zone più scure vicino alle sponde- è stata recentemente smentita da uno studio del Museo di Storia Naturale di Trento secondo cui il prelievo di pesce effettuato dai cormorani nei nostri fiumi influisce in modo minimo sia sulla popolazione delle trote che di quella dei temoli. Altre specie meno pregiate sono il cavedano e i piccoli vairone e scazzone . Potrebbe in futuro fare la sua ricomparsa nell'Adda valtellinese anche lo storione dato che dal 1988 ad oggi, con il coordinamento della direzione generale dell'Agricoltura della Lombardia, sono stati introdotti nell'Adda oltre centomila soggetti di storione cobice, specie autoctona a rischio di estinzione, di taglia variabile tra i 3 ed i 90 centimetri, che crescendo e risalendo il fiume fino al Lario ed oltre potranno raggiungere la nostra provincia. La diffusione della cosiddetta pesca sportiva presso laghetti in cui, per la gioia dei pescatori della domenica, viene inserita la più variegata fauna ittica possibile, ha favorito la diffusione di specie esiziali per le acque nostrane come il pesce siluro.
Un tempo molto diffuso nei canali d’acqua limpida che scorrevano a fianco dell’Adda era il gambero d’acqua dolce (1-2) o di fiume (Austropotamobius pallipes), ora segnalato solo in rari canali facenti parte di qualche piccola oasi rimasta ancora incontaminata dagli scarichi cittadini, come in un piccolo corso d'acqua della zona di Albosaggia, dove nel settembre '99, questo ormai raro gambero è stato individuato da alcuni ragazzi delle scuole elementari (vedi articolo su Centro Valle del 26/09/99).
Nel canneto nidificano il cannareccione (Acrocephalus arundinaceus) e la cannaiola (Acrocephalus scirpaceus) che si possono sorprendere aggrappata alle canne che sono il loro habitat naturale, mentre sempre in pianura vicino a zone umide non è raro trovare l’usignolo (Luscinia megarhincos) e sentire il suo canto melodioso.
Importante la fauna degli uccelli migratori, dal comune germano reale (Anas platyhryncos 1 - 2), alla marzaiola (Anas querquedula), al mestolone (Anas clypeata), all'orchetto marino (Melanitta nigra), allo smergo minore (Mergus serrator) e maggiore (Mergus merganser), all’ alzavola (Anas crecca), al fischione (Anas penelope),alla canapiglia (Anas strepera), fino alla più rara gallinella d’acqua (Gallinula chloropus).
L' airone cinerino (Ardea cinerea) e lo svasso maggiore (Podiceps cristatus) sono una caratteristica del biotopo del Pian di Spagna, assieme alla folaga (Fulica atra), al moriglione (Aythya ferina), alla moretta (Aythya fuligula), alla moretta tabaccata (Aythya nyroca), al gabbiano reale (Larus argentatus), al gabbiano comune (Larus ridibundus), al cigno reale ( 1 - 2 - 3) (Cygnus olor), al cormorano (Phalacrocorax carbo) e al piccolo e simpaticissimo tuffetto (Tachybaptus ruficollis). Sono poi state segnalate in anni recenti da un appassionato birdwatcher di San Carlo, R. Balestrini, alcune specie particolarmente rare, di passaggio nella zona, come, al pozzo di Riva, la beccaccia di mare ( Haematopus ostralegus), l'anatra mandarina (Aix galericulata) e la volpoca (Tadorna tadorna), mentre nell’inverno 2007 sono stati avvistati da Riccardo Del Togno, un esemplare di moretta codona (Clangula hyemalis) e tre splendidi edredoni (Somateria mollissima), una strolaga minore (Gavia stellata) e una strolaga mezzana (Gavia arctica), tutti uccelli nidificanti nella tundra e nelle zone artiche. Alla fine di marzo del 2004, sempre nella Riserva naturale del Pian di Spagna ed esattamente nel lago di Mezzola, c'è stato un singolare avvistamento: un bellissimo pellicano bianco (Pelecanus onocrotalus) era accovacciato su un'isoletta assieme a cormorani ed aironi cinerini; si tratta della prima segnalazione dopo cent'anni dato che per analoghe segnalazioni bisogna infatti risalire a osservazioni dell'800. Tra gli uccelli citati quello che è senza dubbio il più contestato in valle ultimamente, almeno a partire dal 2000, è senza dubbio il cormorano; ogni anno ormai, con l'avvicinarsi dell'apertura della pesca, si accende la disputa tra ambientalisti da una parte, pescatori e amministrazione provinciale dall'altra, in merito alla decisione, assai discutibile, presa da quest'ultima, di attuare un piano di abbattimento a danno delle colonie di cormorani che ormai da alcuni anni amano allargare il proprio raggio d'azione uscendo dall'oasi di Novate per portarsi a pescare lungo il fiume Adda, con conseguente danno (lamentato dai pescatori) per la preziosa fauna ittica costituita prevalentemente da trote e temoli.
Nell'estate 2003 , una coppia di cigni reali, catturata sull'Adda a Delebio, è stata rilasciata nel laghetto artificiale di Sernio-Lovero e sembra si sia ambientata perfettamente. La femmina era ferita ad una zampa abbastanza gravemente, per cui dopo essere stata curata presso il centro di recupero di Ponte, è stata reinserita con il compagno in un luogo tranquillo, in cui si spera che la coppia possa riprodursi.
Assai comune è diventato ormai lungo le rive dell'Adda, insieme al cormorano, anche l’airone cinerino, bellissimo ardeide che, soprattutto nei mesi invernali, è frequente nella zona tra S.Giacomo di Teglio e Ardenno (invaso), scelta evidentemente come stazione temporanea durante le più o meno lunghe migrazioni (Vedi articolo Quaderni Valtellinesi n.60 4° Trimestre 1996); nei mesi di gennaio e febbraio 1997 una decina di esemplari sono stati segnalati anche al ponte di Mazzo (vedi La Provincia del 22/02/97) mentre nel corso dei mesi primaverili 2001 alcuni esemplari sono stati perfino avvistati lungo il corso del Mallero in Val Malenco.
L’airone rosso (Ardea purpurea)] (1)- (2) , va citato in quanto ben due esemplari, provenienti negli anni ‘60 uno da Dubino e l’altro dal piano della Selvetta, sono catalogati presso il Museo civico di Morbegno, come anche accade per due esemplari di tarabusino (Ixobrychus minutus), provenienti da Dubino (1927) e dall’Adda vecchia di Ardenno (1975) e per un esemplare di avocetta (Recurvirostra avosetta), proveniente da Novate Mezzola zona Pasqueè(1926). Alla fine dello scorso secolo, è stato segnalato (R.Balestrini,1999) anche un caso di nidificazione di tarabuso (Botaurus stellaris), all'oasi di Novate. Interessante è la segnalazione lungo l'Adda di una Pavoncella (Vanellus vanellus), elegantissimo uccello dal caratteristico ciuffo che evidentemente sostava in Valtellina durante il passo invernale; molti di questi uccelli infatti sostano, talvolta anche a lungo, durante la migrazione verso i paesi caldi e poi anche durante il ripasso in febbraio e marzo, in pianura padana nelle zone acquitrinose o nei terreni appena arati.
La maestosa cicogna bianca (Ciconia ciconia), per la quale è in corso in vari centri dell’alta Italia un piano di reintroduzione, è segnalata solo accidentalmente di passaggio nelle zone di Teglio, Bianzone, Cosio, Albosaggia, oasi di Novate e Sernio.Numerosi sono stati gli avvistamenti in questi ultimi anni: nel mese di Aprile del '98, lungo l'Adda quando una coppia si è posata nei prati della località Torchione di Albosaggia, per una breve sosta prima di continuare il lungo volo di trasferimento dall'Africa verso l'Europa del Nord, nella primavera del '99 nell'area della riserva naturale di Pian di Spagna, (Vedi Abstract: Censimento degli uccelli acquatici - Francesca Mogavero)), il 5 marzo del 2000, quando una cicogna ha fatto sosta nel capoluogo, nella zona periferica di via Bormio, nella primavera del 2001 quando è stato avvistato un gruppo di una decina di esemplari di passaggio dalle oasi di Novate, nel marzo 2003, quando il naturalista Ruggero Spada, coordinatore del Circolo tiranese di Legambiente, ha potuto ammirare in quel di Sernio, ben 7 esemplari, che si posavano in un prato lungo la statale 38 dello Stelvio, il 4 ottobre del 2003, quando una bella cicogna ha sostato nel campus scolastico, davanti all'Istituto Tecnico Industriale di Sondrio;gli ultimi avvistamenti sono quelli del 4 marzo 2007 quando una cicogna si è posata sul campanile della chiesa del S.Cuore in Via Vanoni a Sondrio facendosi ammirare fino a sera inoltrata e quelli di alcuni esemplari transitati al Pian di Spagna nella primavera 2008.
Tra gli uccelli presenti lungo le rive dei fiumi, ricorderemo il martin pescatore (Alcedo atthis), avvistato all'oasi di Novate e nei pressi di Sondrio, Caiolo e Cedrasco e il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus) che ha tra le stazioni preferite il lago invaso di Lovero, ma che è segnalato un pò dovunque nell’Adda e in alcuni piccoli affluenti, come nelle acque pulite del Mallero di Chiareggio, senza disdegnare però di spingersi sino in città, a Sondrio, risalendo il corso dello stesso torrente (Vedi articolo Quaderni Valtellinesi.)
I boschi ripariali dell’Adda e le radure ospitano il picchio verde (Picus viridis), il picchio rosso maggiore (Dendrocopus major),)-vedi articolo Quaderni Valtellinesi n.92 2005-, più raramente il Torcicollo (Jinx torquilla), che appartiene anch'esso all'ordine dei Piciformes e alla famiglia dei Picidae e l’upupa (Upupa epops) facilmente riconoscibile per la sua cresta eretta e il becco ricurvo, allungato e sottile e come detto sopra, l’airone cinerino (Ardea cinerea) oltre ad altri uccelli di ripa come il corriere piccolo (Charadrius dubius) (Vedi articolo Quaderni Valtellinesi) e il gambecchio nano (Calidris temminckii) (Danza nuziale).
Nei mesi primaverili può capitare di vedere tra la bassa vegetazione dei boschi situati lungo l’Adda, o addirittura attraversare tranquille i sentieri, intere covate di quaglie (Coturnix coturnix) appena uscite dal nido, prede ambite dai cacciatori di piuma come anche la beccaccia (Scolopax rusticola), il beccaccino (Gallinago gallinago) e la ormai più rara pernice rossa (Alectoris rufa); più comuni sono il croccolone (Gallinago media) e il frullino (Lymnocryptes minimus ).
Gabbiano e cornacchia grigia (Corvus cornix), abbondano soprattutto in zone dove vi siano ammassi e depositi di rifiuti urbani.
Un po’ dappertutto si possono vedere tutti i più comuni passeracei : passero mattugia (Passer montanus) - fringuello (Fringilla coelebs) - scricciolo (Troglodytes troglodytes) - cinciallegra (Parus major) - cinciarella (Parus caeruleus) - pettirosso ( 1 - 2) (Erithachus rubecola) - merlo (Turdus merula) - pigliamosche (Muscicapa striata) - ciuffolotto (Pyrrhula pyrrhula) - rondine (Hirundo rustica) - balestruccio (Delichon urbica) - topino (Riparia riparia) - Abstract: P.Bonvicini, Prima nidificazione di Topino in bassa valle). Da Il Naturalista Valtellinese 1991 n.2) verdone (Carduelis chloris)- cardellino (Carduelis carduelis)- lucarino (Carduelis spinus)- averla cinerina (Lanius minor)- averla capirossa (Lanius senator)- codirosso (Phoenicurus phoenicurus) saltimpalo (Saxicola torquata), ballerina bianca (Motacilla alba), ballerina gialla (Motacilla cinerea), codibugnolo (Aegithalos caudatus) dal caratteristico nido e stiaccino (Saxicola rubetra).
Piccioni (Columba livia) e tortore dal collare (Streptopelia decaocto) col loro monotono canto sono frequenti sia in periferia che nei grossi centri cittadini.
I grossi platani posti ai bordi delle strade o nelle piazze si riempiono alla fine dell’estate di stormi di stornelli (Sturnus vulgaris), mentre nelle campagne della periferia non è raro notare gruppi affamati di cesene (Turdus pilaris) stazionare sugli alberi più alti.
Rarità segnalate di recente al pian di Spagna (R.Balestrini, 1999) sono lo storno roseo (Sturnus roseus) e lo zigolo golarossa (Emberiza leucocephala).
Tra i rapaci, bisogna ricordare il nibbio bruno (Milvus migrans) presente e comune soprattutto nella zona del Pian di Spagna, i decisamente più rari e in genere accidentali in quanto solo di passo, nibbio reale ( 1 - 2) (Milvus milvus), falco di palude (Circus aeruginosus), falco pescatore (Pandion haliaetus) segnalato di recente (R.Balestrini, 1999) al Pian di Spagna e di cui sono catalogati presso il Museo di Morbegno due esemplari, uno sempre del pian di Spagna, e l'altro di Castello dell'Acqua, l'albanella reale (Circus cyaneus); decisamente più comuni sono l'astore (Accipiter gentilis) e lo sparviere o sparviero (Accipiter nisus) che talvolta d'inverno si abbassano fino alla pianura frequentando anche la periferia di Sondrio, la poiana (Buteo buteo) e il falco pecchiaiolo (Pernis apivorus), certamente più presenti nei boschi di bassa quota.
Nell'estate del 2000 hanno sollevato parecchia curiosità le segnalazioni di incursioni nelle vie del capoluogo di poiane, che incuranti della presenza umana, si sono dedicate alla caccia dei piccioni ormai molto diffusi in città, contribuendo così a limitarne il numero.
Tra gli strigiformi notturni, abbastanza comuni sono la simpatica e curiosa civetta (Athene noctua), facilmente osservabile anche al primo imbrunire, immobile e ben in vista su qualche palo della luce o semicelata dalle foglie su qualche ramo d'albero, il gufo comune (Asio otus), l' allocco (Strix aluco) e per la famiglia dei Titonidi (Tytonidae), il barbagianni (Tyto alba), osservabili invece con un pò di fortuna solo nelle ore notturne.
Tra i mammiferi notturni dell'ordine dei chirotteri, va citato il malvisto quanto utilissimo pipistrello nano (Pipistrellus pipistrellus) che si può notare, anche in città intorno ai lampioni e un pò dovunque sull'imbrunire, in volo disordinato e vorticoso e l'orecchione (Plecotus auritus), che ama frequentare zone ricche di vegetazione.. Negli anni scorsi è stato presentato presso il Museo civico di Morbegno un volume del dott.A.Martinoli dell'Università degli Studi dell'Insubria (Varese): "Biologia e distribuzione dei pipistrelli nelle province di Sondrio, Lecco e Varese", con importanti statistiche e valutazioni su questi piccoli "signori della notte".
A questo lavoro ha collaborato anche A.Zilio, che dopo anni di studi e ricerce in provincia di Sondrio, con l'utile apporto di alcuni studiosi grigionesi, ha potuto identificare numerose colonie di pipistrelli, definendone la classificazione e ritrovando una specie, il "Vespertillo di Nilsson", ritenuto scomparso nella zona.
Una notizia dell'estate 2002 riferisce che ricerche effettuate in passato dal prof.Prigioni dell'Università di Pavia, avrebbero evidenziato il ritrovamento di tracce di lontra (Lutra lutra), nella media-bassa valle dell'Adda e al pian di Spagna (segnalazione che sembrò poi essere confermata al Pozzo di Riva e sulle rive del lago di Novate con ritrovamento di escrementi contenenti delle lische di pesce). Alla fine del 2003, A.Ghezzi, responsabile del comitato Pro Schiesone, che si è battuto per anni per impedire la realizzazione di una centralina in questa pregiata area della Valchiavenna, aveva segnalato la presenza di probabili tracce di questo raro mustelide, nel greto del torrente e aveva sollecitato uno studio dell'area per accertarne l'eventuale esistenza.
Difficilmente visibili, perché animali essenzialmente notturni sono la puzzola (Mustela putorius)( 1 - 2 ) e la faina (Martes foina), piccolo e simpaticissimo mammifero il primo, di circa 35-40 cm di lunghezza, più grande (circa 70 cm con la coda) e più odiato dall'uomo il secondo, per la sua attrazione per i pollai. La puzzola è diffusa prevalentemente in pianura ma presente anche fino ad una certa quota nei boschi e nelle vicinanze dei corsi d'acqua, mentre la faina si sta diffondendo sempre più nelle aree abitate dove trova facili risorse alimentari; a Tirano, nei primi mesi del 2003 sono state segnalate alcune faine persino in un parco cittadino interno ad un palazzo e per la loro cattura sono dovuti intervenire i vigili. Le praterie di fondovalle ospitano il riccio (Erinaceus europaeus) utile e simpaticissimo insettivoro, con abitudini notturne e dall'andatura ondeggiante di cui purtroppo, dopo l'avvento delle automobili e il traffico sempre più pressante, è stata fatta strage sulle strade provinciali (non è raro vedere carcasse schiacciate di questo animale sull'asfalto un po' ovunque). Nel corso del 1999, Lega Ambiente Media Valtellina presentò alcune osservazioni in merito agli interventi che la Comunità Montana di Tirano si accingeva ad effettuare sulla "Roggia dei Mulini", nel fondovalle tra Mazzo, Lovero e Tovo, sottolinenando, tra l'altro, che sulle rive di questo caratteristico corso d'acqua, vive il toporagno d'acqua dolce (Neomys fodiens), specie assai rara che presenta caratteristiche da perfetto nuotatore. Il toporagno è presente in provincia anche nelle vesti di Toporagno comune (Sorex araneus) e in quelle di Toporagno nano (Sorex minutus). Molto più comuni sono varie specie di roditori come l' arvicola terrestre ( Arvicola terrestris) e rossastra (Clethrionomys glareolus), diffusa dal fondovalle fino ai 2000 m, mentre addirittura infestanti possono diventare specie come il topo domestico ( Mus musculus), il ratto dei tetti e delle soffitte (Rattus rattus), il topo selvatico o campagnolo (Apodemus sylvaticus) e Il ratto delle chiaviche (Rattus norvegicus), spesso odiati per le epidemie da loro causate in passato, ma spesso anche uccisi senza motivo, dall'ignoranza e sulla base dei "sentito dire" perché ritenuti nocivi e sporchi alla stessa stregua dei piccioni. Sono diffusi nella campagna, nei boschi, nelle cantine, sui tetti, nei solai, lungo i canali, gli immondezzai e le fogne, tutti luoghi ricercati non certo perché sporchi, ma perché offrono occasione di trovare cibo in abbondanza. Agli inizi del 2006 è giunta la notizia della scoperta, da parte di una biologa di origini canadesi che vive a Grosio in Valtellina, Heidi Hauffe, di una nuova razza di topi nella zona di Migiondo a Sondalo; questa nuova razza denominata Mid-Valtellina è completamente originale dell’area e si differenzia dalle altre già conosciute per la composizione cromosomica.
Come curiosità possiamo citare la notizia che alcuni anni fa a Tirano, con grande gioia dei bambini, una colonia di ghiri (Glis glis) si era insediata nella cantina della Pro Loco al Parco degli Olmi, ed ogni tanto soprattutto d'estate usciva allo scoperto, facendosi ammirare dai presenti. Il piccolo ghiro è' di attività crepuscolare e notturna, e durante il giorno dorme rimanendo nascosto nelle cavità degli alberi, nei nidi artificiali degli uccelli, nelle fessure dei muri e delle rocce. Insettivora è anche la comune talpa (Talpa europea), dalle zampe anteriori assai sviluppate e dotate di robusti unghioni, la cui presenza, dal fondovalle fino ai 2000 m degli alpeggi, è rivelata soltanto dai cumuli di terra che si creano nei prati e nei campi dopo i suoi lavori di scavo e di perforazione; questo piccolo vertebrato è infatti, date le sue abitudini di vita sotterranea, quasi invisibile e assai difficilmente può essere scorto all'aria aperta.
Nel 2007 sembra che sia stata avvistata una lince (Felis lynx) sulla montagna di Prata Camportaccio, mentre alcuni anni fa un avvistamento riguardava i canneti della piana di Samolaco dove sembra che l’animale probabilmente sconfinato dalla val Mesolcina (per maggiori dettagli vedi ambiente montano) sia stato malauguratamente ucciso.
All’osservatore più attento non sfuggiranno tra gli insetti le numerose specie di ditteri (Canzoneri- Ricerche ditterologiche su Il Naturalista Valtellinese 4/93 , di cavallette, e grilli(Gryllus campestris)appartenenti all’ordine degli Ortotteri sottordine Ensiferi e di libellule (Crocothemis erythraea - Orthetrum cancellatum) oltre agli eleganti gerridi o ragni d'acqua (Gerris lacustris), emitteri che con le loro lunghe zampe galleggiano sul pelo dell'acqua tanto da sembrare una via di mezzo tra il catamarano e l'overcraft. Ci sono poi bellissimi coleotteri sempre più rari tra cui non possiamo non citare il cerambice (Cerambice dorato) (Sui cerambici Vedi Abstract :Dioli P.Viganò C. da Il Naturalista Valtellinese n.1 1990) il cervo volante (Lucanus cervus) e lo scarabeo rinoceronte (Oryctes gryphus); non è raro poi che durante la primavera qualche sciame di api si vada a posare, creando non pochi problemi, sotto una grondaia o sul ramo di qualche albero dei parchi cittadini.
Ospite assai diffuso dell’ambiente anche cittadino, ovunque vi siano pertugi o fessure sotto sassi di muretti o di lastricati, è lo scorpione (Euscorpius italicus), che si è fatto una cattiva fama a causa della sua dolorosa puntura.
Tra gli insetti predatori, che utilizzano particolari tecniche per catturare le loro prede, vogliamo citare la formica leone (Myrmeleon formicarius), che in realtà non è una formica ma un neurottero; la larva di questo insetto, che si ciba di formiche, scava infatti una caratteristica cavità conica nella sabbia o nel terreno e vi si cela nella parte più profonda aspettando che la malcapitata formica scivoli nella trappola da cui non riesce più a risalire per la pendenza estremamente franosa delle pareti della cavità. La formica leone è una predatrice munita di grandi mandibole seghettate, invisibile fino a quando una preda non capita a tiro; a quel punto è come se la preda fosse caduta nelle sabbie mobili. La preda fa fatica a risalire la cavità, scivola continuamente all'indietro e la sua fuga è resa ancora più difficoltosa perché dal fondo del buco escono granelli di sabbia o terra lanciati dalla larva per rendere ancora più ardua la fuga. L'insetto è ormai in trappola e quando tocca il fondo viene come inghiottito dalla sabbia, perché la larva lo cattura con le sue grosse mascelle dentate (in realtà sono due cannucce che servono per succhiare la preda) e lo divora lentamente.
Tra gli insetti predatori più vistosi, le cimici assassine del genere Rhynocoris che pungono con il rostro tutto ciò che capita loro a tiro (Dioli P.,Rhynocoris iracundus ecc, su Il Naturalista Valtellinese 1/90).
Non è difficile poter osservare, al suolo o sulla corteccia di alcune piante, curiosi assembramenti di piccole cimici rossonere che non sono altro che insetti eterotteri della famiglia Pyrrhocoridae (Pyrrhocoris apterus LINNAEUS, 1758). È una specie fitofaga, che si nutre della linfa di piante come tigli e platani, ma anche noccioli, carpini, querce, senza tuttavia causare grossi danni. L'insetto adulto è lungo 8-12 mm e presenta una colorazione aposematica rossa con disegni geometrici neri che evocano motivi tribali africani.
In primavera i prati ospitano una delle più belle faune di farfalle diurne delle Alpi : si possono vedere contemporanamente il podalirio (Iphyclides podalirius), il macaone (Papilio machaon), la cedronella o gonepteride (Gonepterix rhamni), la colias (Colias hyale e crocea), vanesse come Inachis Io , Vanessa urticae e suoi bruchi sulla pianta dell’ortica, Vanessa cardui e Vanessa atalanta , Polygonia C-album, Vanessa polichloros ecc. tutte infeudate a piante ortensi, ruderali o ad essenze coltivate come il ciliegio (Prunus avium) che in autunno colora di macchie di rosso fuoco i versanti sia orobico (panorama autunnale orobico) che retico (panorama autunnale retico) della valle. Tra le farfalle notturne più spettacolari bisogna citare la Saturnia del pero (Saturnia piri), la più grande farfalla europea, bella come il suo enorme bruco.

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